Politica

Contese dannose

Non mancano all’Italia ragioni da far valere sui tavoli opportuni. Mentre è chiaro che le battute e le offese e le controrisposte piccate creano un clima poco favorevole per ottenere risultati concreti a beneficio della nazione, oltre che nella prospettiva di una soluzione concordata per le grandi tematiche sul tappeto

La campagna elettorale permanente, ora (anzi, già da qualche tempo) accentuata dall’avvicinarsi delle elezioni europee, gioca brutti scherzi alla serietà della conduzione politica del Paese. Nonostante la buona volontà del presidente del Consiglio – cui dovrebbe competere in primis la politica nazionale – di mediare tra i suoi due vicepremier e di provvedere con qualche pezza alle loro improvvide esternazioni (ma sembra si stia stancando…), le conseguenze di questa “guerra contro tutti”, e soprattutto contro l’Europa, ingaggiata e rilanciata da Luigi Di Maio (ora con l’avallo un po’ sornione di Alessandro Di Battista) e da Matteo Salvini non promettono nulla di buono. Le accuse plateali alla Francia, o meglio a Macron, in tema di migrazioni da parte del M5S, con l’appendice non secondaria dell’accusa di neocolonialismo, pur con qualche fondamento, non vanno nella direzione di una più fattiva collaborazione europea. Tanto che già si temono ritorsioni sui fronti caldi dell’Alitalia e di Fincantieri. Mentre, con la mossa della Germania, che si defila dall’operazione Sophia sui migranti, negando le proprie navi, e con la risposta stizzita di Salvini che sembra preluderne la chiusura da parte dell’Ue, le cose si complicano su più fronti. Le prove muscolari non giovano a nulla, anzi si rivelano dannose, in un panorama internazionale in cui occorre prima di tutto dialogare se non si vuole rischiare di soccombere.

Non mancano all’Italia ragioni da far valere sui tavoli opportuni. Mentre è chiaro che le battute e le offese e le controrisposte piccate creano un clima poco favorevole per ottenere risultati concreti a beneficio della nazione, oltre che nella prospettiva di una soluzione concordata per le grandi tematiche sul tappeto. È opinione comune – e, a quanto pare, obiettivo per nulla dissimulato dagli stessi autori – che gli interventi dei due “dioscuri” del governo sono finalizzati a guadagnare consensi nella vasta platea elettorale. Di Maio, lanciandosi contro Macron e i macronisti e tentando addirittura di allearsi – ma invano – con i “gilet gialli”, pensa di prendere qualche punto nella sfida con Salvini, mentre costui, con un abile gioco degli specchi, cerca comunque di volgere a proprio favore le azioni e reazioni dei vari protagonisti.

In altre parole, come appare evidente, i due personaggi agiscono più da leader di partito che da uomini di governo, anzi sembrano approfittare di quest’ultimo ruolo per sfruttarlo a fini di parte, millantando magari, ciascuno per suo conto, “reddito di cittadinanza” o “quota 100” – di cui non sono chiari gli esiti. Con la gente che resta interdetta o …affascinata. Avvertiamo sempre più il bisogno di statisti veri, che perseguano il bene comune, con una visione più ampia rispetto al proprio orticello.

(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)