Idee per lo sviluppo

Giovani e impresa. Start up originali e vincenti di un’agricoltura che fa rima con innovazione

Coraggio, creatività, intraprendenza, innovazione. Sono le parole d’ordine per tanti giovani agricoltori italiani. Oggi si sono riuniti a Roma per l’Assemblea Giovani Impresa di Coldiretti che ha eletto Veronica Barbati nuovo leader. In un open space una rassegna di idee e realizzazioni. Lo abbiamo visitato con loro

Dai micro-ortaggi nell’orto del futuro ai capi di moda realizzati con tessuti anallergici ricavati dalla lana di alpaca allevati sotto casa; dai cosmetici di pregio realizzati con scarti di vinacce alla Spa delle api; dalla prima agri-birra terremotata antispreco al business della canapa. Sono alcune delle innovazioni e delle originali start up che testimoniano il coraggio, la creatività e l’intraprendenza di tanti giovani agricoltori, presentate oggi a Roma da Coldiretti. Ad ospitarle un open space sull’innovazione a margine dell’Assemblea Giovani Impresa che ha eletto Veronica Barbati nuovo leader under 30 delle campagne italiane. La neoeletta succede alla delegata nazionale uscente Maria Letizia Gardoni.

Matteo Andreatti ha 22 anni. Nella sua azienda “Gocce d’oro” a Bedollo, nel cuore della montagna trentina, che produce miele, piante officinali, cosmetici naturali, è possibile anche

vivere l’esperienza unica di essere un’ape

e trascorrere momenti indimenticabili tra le cellette dell’arnia entrando in un alveare. “Un viaggio multisensorale nel mondo delle api”, spiega Matteo al Sir mostrando il materasso di fieno alpino sul quale si sdraiano gli ospiti, accolti in un’innovativa bio-struttura in legno collegata con più alveari dove, “in un clima di totale relax respirano i profumi del miele, della cera e della propoli presenti negli alveari e ricchi di aromi, olii essenziali e resine balsamiche, e vengono ‘cullati’ dal delicato ronzio delle api che possono vedere oltre una fitta grata”.

Terminati gli studi e dopo essersi accertata che le condizioni climatiche della sua provincia, Piacenza, fossero adatte anche all’alpaca, la giovane architetta Gloria Merli ha deciso di introdurre l’alpaca nella propria azienda a Marano, sulle colline della Val Tidone. L’azienda, racconta al Sir, “nasce nel 2016, è a conduzione familiare ed è specializzata nella

selezione di alpaca huacaya di diversi colori prediligendo al tonalità del bianco”.

Dagli alpaca Gloria ottiene la preziosa lana che tratta senza prodotti chimici e lavora per ottenere guanti, cappelli, sciarpe, maglioni che vende tramite e-commerce e mercatini. Grazie all’assenza della lanolina, la lana di alpaca consente di ottenere capi estremamente soffici e anallergici.

La tecnologia migliora il benessere delle mucche ma anche dei contadini.

Ne è convinto il siciliano Emanuele Nobile che grazie all’applicazione delle nuove tecnologie può monitorare dallo smartphone le sue mucche al pascolo. Un collare gli consente di sapere sempre dove si trovano, ma anche la media giornaliera di quanto camminano, la loro temperatura corporea, quanta erba hanno a disposizione. E grazie a un dispositivo da applicare alla coda, è sempre presente al momento del parto.

Aveva solo 16 anni Claudio Natile, pugliese, oggi trentenne imprenditore agricolo a Conversano, quando si è accorto dell’infinito potenziale della canapa. Partito con una pizza a base di farina di canapa, oggi è approdato a taralli, birra, bioplastica per stampanti 3D. “Con la canapa – spiega al Sir – possiamo anche produrre mattoni ecologici per la bioedilizia. E il suo legno, il canapulo, contiene cellulosa da cui ottenere carta senza abbattere alberi.

La canapa è anche un superfood

perché i suoi semi e il suo olio contengono nutroceutici antiossidanti in grado di abbassare il colesterolo; inoltre permette la produzione di profumi, oli essenziali, bevande, sciroppi. Ma anche di tessuti, scarpe e materiale per montature di occhiali”, ci spiega orgoglioso mostrandoci alcuni prodotti. Dall’Olanda, alla Germania, agli Usa, aspiranti imprenditori di canapa lo raggiungono a Conversano per far nascere la propria impresa.

Che cosa hanno in comune un imprenditore agricolo e uno dei tenori più noti al mondo? L’amore per la bellezza e la convinzione che possa arrivare da uno scarto. Andrea Bocelli ha un’azienda vinicola con scarti di vinacce da “ripensare”, mentre il giovane Matteo Bacci, con il suo passato di famiglia di farmacisti, si dedica all’agricoltura e alle piante officinali e produce un’acqua aromatica dalla distillazione del suo rosmarino. Bocelli, originario degli stessi territori di Matteo, scopre che con l’uva è possibile realizzare preziose marmellate e creme per il viso. Si affida a Matteo, che scopre in quelle vinacce una grande concentrazione di resveratrolo, potentissimo anti età. Così, dalla fusione della sua acqua aromatica con il concentrato delle vinacce di Bocelli ottiene una linea di cosmetica altamente performante.

La linea Lajatica oltre ad essere “a chilometro zero” viene richiesta da prestigiose Spa di tutto il mondo.

Con Emanuela Lorenzini ci spostiamo nell’epicentro del cratere del terremoto, al tempo stesso primo avamposto della produzione di birra in alta quota. Tra Amatrice e Leonessa, dove la tenacia degli imprenditori agricoli combatte anche contro le calamità, partendo da 1600 metri di altitudine, con i cereali prodotti in quota e l’acqua cristallina delle montagne, Emanuela ha avviato un processo tutto green per produrre

una birra d’alta quota realizzata esclusivamente con pane di scarto

che ne modifica sapore, sentori, colore, consistenza: “è una scoperta ad ogni nuova lavorazione”, spiega, perché dipende dal tipo di pane che l’azienda riesce a raccogliere dai residui di vendita. Pane riciclato, pannelli solari, acqua di sorgente, resti di lavorazione destinati alla nutrizione del bestiame delle fattorie locali: un mix che fa di questa azienda un’eccellenza non solo della birra ma anche dell’economia circolare e del business green.

Carlo Mininni è alla guida dell’azienda Orto Gourmet, in provincia di Taranto, specializzata nella produzione e distribuzione di 50 varietà di microgreen, piantine commestibili di non più di 15-20 giorni di vita. Si tratta di micro-ortaggi, micro-erbe spontanee e aromatiche, micro-legumi e micro-cereali dei quali è possibile mangiare stelo e foglioline embrionali crudi per assimilarne tutti i nutrienti. Ma si passa anche ai fiori e foglie eduli, considerati ormai da moltissimi

i vegetali del futuro.