Politica e società
In una democrazia adulta dovrebbero essere i valori guida a indurre alle scelte: la libertà, la giustizia, i diritti umani, la solidarietà, la pace. Sono i valori che stanno, in gran parte, alla base della nostra Costituzione repubblicana. Ma davvero siamo una massa che chiede il governo dell’uomo forte, invece che popolo che decide in base a criteri etici il suo consenso? Che futuro potrà avere un Paese così?
Le elezioni in Abruzzo hanno un po’ sorpreso. Sono state fatte analisi sulle percentuali, sulla vittoria del centrodestra, sulla sconfitta dei 5 Stelle e sulla parziale rinascita del centrosinistra, ma non del Pd. Al di là delle argomentazioni sulle cause politiche e sulle eventuali strategie di chi ha vinto o di chi ha perso, vale la pena fare un’ulteriore analisi sui motivi degli elettori. Cosa spinge a votare una lista piuttosto che un’altra, cosa convince a dare un consenso? In una democrazia adulta dovrebbero essere i valori guida a indurre alle scelte: la libertà, la giustizia, i diritti umani, la solidarietà, la pace. Sono i valori che stanno, in gran parte, alla base della nostra Costituzione repubblicana.
Un tempo qualcuno poneva più attenzione alla libertà, qualche altro alla solidarietà, ed erano le distinzioni base tra destra e sinistra.
La democrazia si basa su cittadini che maturano scelte in base a valori condivisi. La destra, a stare alla propaganda, ha proclamato “prima gli italiani”, senza definire l’italianità. Poi ha posto l’accento sulla sicurezza – resa fragile da immigrati, mai sufficientemente distinti dai rifugiati in attesa di documenti -, dimenticando le varie mafie. Davvero siamo più insicuri a causa dei rifugiati? Sappiamo che gli immigrati lavorano, producono ricchezza e pagano le tasse. In Ungheria il rifiuto dei migranti ha comportato l’obbligo di un’ora al giorno di straordinario.
Stiamo diventando un Paese di vecchi poco generativi e produttivi. Ancora, la destra ha molto insistito sulla “Quota cento”, disattesa perché a chi ha cominciato a lavorare a vent’anni non si dà la pensione a sessanta. Stranamente la battaglia simbolo dei pentastellati, il reddito di cittadinanza, non ha portato i frutti elettorali sperati. Non parliamo poi dei fondamentalismi di no-tav, no-tap, novax, sempre meno popolari. Senza investimento in infrastrutture non riparte lo sviluppo. Se ne deduce che, forse, è l’immagine a conquistare consenso. Così l’apparente sudditanza e insicurezza di Di Maio gli toglie voti. Non gli basta un sorriso un po’ troppo stampato. Al contrario, Salvini appare come l’uomo forte e deciso, che può risolvere i problemi della nazione. Nessuno ha fatto discorsi circa il mercato finanziario o la globalizzazione, vere cause della crisi. Il centrosinistra tiene se il Pd cambia immagine e si accorpa con altre sigle, ma non vince. Il Pd risulta ormai debole e diviso. Ma davvero siamo una massa che chiede il governo dell’uomo forte, invece che popolo che decide in base a criteri etici il suo consenso? Che futuro potrà avere un Paese così?
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)