Informazione
È uno scenario da fantascienza, certo, ma la crisi che sta attraversando il settore dell’informazione è tale che anche le peggiori previsioni dovrebbero essere considerate per immaginare soluzioni che non solo difendano il ruolo dell’informazione nei sistemi democratici ma le diano un nuovo slancio. Per invertire la rotta i cittadini dovrebbero tornare a pagare per il lavoro dei giornalisti acquistando i giornali o pagando l’accesso on line, e le istituzioni dovrebbero intervenire sulle regole
Immaginate di svegliarvi domani e scoprire che non esistono più giornalisti né giornali, tv, radio o siti web che fanno informazione. Insomma nessuno che si prenda la briga di verificare i fatti prima di raccontarli, di vagliare i racconti delle persone che hanno visto o sentito dire, o che abbia il coraggio di raccontare quei fatti che si vorrebbe nascondere, o che smascheri quelle bugie che si vorrebbe far bere a tutti, o più semplicemente che racconti la vita delle nostre comunità. Scomparsi giornalisti e giornali (di carta, on line o via etere che siano) anche chi oggi si informa solo attraverso i social non troverebbe più l’informazione che comunque “consuma”. Provate a immaginare. Forse chi non ha stima della categoria dei giornalisti pensa che sarebbe bello. Ma forse, dopo un po’ proverebbe anch’egli la strana sensazione di essere in un mondo che per un certo verso è “muto” e per altro verso è preda di chi urla di più perché più forte. È uno scenario da fantascienza, certo, ma la crisi che sta attraversando il settore dell’informazione è tale che anche le peggiori previsioni dovrebbero essere considerate per immaginare soluzioni che non solo difendano il ruolo dell’informazione nei sistemi democratici ma le diano un nuovo slancio. Come? Di proposte ce ne sono molte sul tavolo della politica, e non solo italiana, come molte sono le opzioni che gli editori stanno considerando. Occorre però che Governo, sindacati, imprenditori e società civile, agiscano, ciascuno per il proprio ruolo, con la comune certezza che l’informazione è una “merce” preziosa e vitale per la vita democratica di ogni democrazia. Nella nostra Regione negli ultimi due anni abbiamo perso due quotidiani locali e una televisione e il 20 per cento dei giornalisti umbri con contratti di lavoro dipendente è in disoccupazione o in cassa integrazione, senza dimenticare che in molte redazioni vige un contratto di solidarietà. E anche i giornali solo online faticano a far quadrare i conti. In questo scenario l’Umbria potrebbe ritrovarsi in pochi anni senza informazione locale. Ipotesi fantascientifica? Lo spero. Per invertire la rotta i cittadini dovrebbero tornare a pagare per il lavoro dei giornalisti acquistando i giornali o pagando l’accesso on line, e le istituzioni dovrebbero intervenire sulle regole. Per esempio con la direttiva sui diritti d’autore approvata in Europa con il voto contrario del Governo italiano, che dovrebbe applicarla in Italia.
Con la Direttiva quello che i grandi del web e dei social guadagnano attraverso l’uso dell’informazione prodotta da altri (dalle notizie riprese sui siti alla condivisione sui social) dovrà tornare a vantaggio di chi ha lavorato per produrla.
Semplice questione di giustizia.
(*) direttrice “La Voce” (Umbria)