Dialogo interreligioso
Se ebrei e islamici volessero imporre le loro fedi, per loro vere e sicure – come a volte vorremmo fare noi, sicuri della nostra – non ci sarebbe modo di dialogare. Se invece tutti noi ponessimo le riflessioni, le scoperte e le diverse posizioni, frutto di una ricerca quotidiana, pur senza perdere ciascuno la propria identità, riceveremmo tutti un costante aiuto per approfondire, scoprire e contemplare quella verità tanto desiderata
È forse il momento di fare una riflessione più pacata, ora che di rifugiati e immigrati se ne discute meno. Altrove, però, esplodono fenomeni di sovranismo bianco e razzista, non solo nazionalista, com’è successo in Nuova Zelanda. La polarizzazione dei due atteggiamenti – chiusura dei porti o accoglienza senza progetto di integrazione – non aiuta a comprendere cosa è messo in discussione dagli arrivi di persone di culture e culti diversi dai nostri, anche se a volte fondati sulle stesse radici. Cristiani, ebrei e islamici hanno una comune fonte religiosa e culturale che arriva da Abramo, con alcuni libri sacri comuni, compresi in modo diverso. Sono le differenze che ci mettono in discussione, portandoci a riflettere su quanto recepito come verità indiscussa. Trema un mondo prima sicuro.
In questo modo si può capire come alcuni sbandierino un testo del Vangelo o un crocifisso come emblema di una identità, più che di una fede, messa in discussione. Dovremmo ripercorrere il nostro cammino di credenti, riscoprendo ancora una volta la necessità di porci alla ricerca della verità. Questa non è in nostro potere, non è un nostro possesso; anzi, è lei che ci possiede e noi siamo suoi cercatori, come ci ha ricordato Giovanni Paolo II; siamo posseduti dal desiderio di conoscerla. Va cercata ogni giorno, e mai data per scontata. Le verità scoperte vanno consolidate attraverso una costante ricerca; senza di essa, si perde la freschezza di una fede viva. Se ebrei e islamici volessero imporre le loro fedi, per loro vere e sicure – come a volte vorremmo fare noi, sicuri della nostra – non ci sarebbe modo di dialogare. Se invece tutti noi ponessimo le riflessioni, le scoperte e le diverse posizioni, frutto di una ricerca quotidiana, pur senza perdere ciascuno la propria identità, riceveremmo tutti un costante aiuto per approfondire, scoprire e contemplare quella verità tanto desiderata. Il mistero non è qualcosa di inconoscibile, come a volte si dice, ma piuttosto qualcosa di conoscibile e mai esauribile nella sua insondabilità. Dio è il mistero infinito e il cammino della sua conoscenza è infinito: Dio è la verità che dà senso alla nostra vita e la sua conoscenza non finirà mai. Che sia in questa direzione il senso della vita eterna? Certamente questo è un cammino di integrazione nel quale tutti – ebrei, cristiani ed islamici – possiamo essere compagni di viaggio, senza perdere ciascuno la propria identità.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)