Indagine

Unione europea: parlamentari italiani e francesi per l’ulteriore integrazione, tedeschi più restii. E i “populisti” non fanno fronte comune

Cosa pensano i parlamentari nazionali di Italia, Francia e Germania dei possibili progressi in campo europeo? Per capire se anche nei singoli Stati c’è la volontà di proseguire o meno nell’integrazione europea è stato sottoposto loro un questionario. Nonostante le divergenze ideologiche, francesi e italiani la pensano allo stesso modo su molti temi mentre, sorprendentemente, sono i tedeschi a frenare il processo di integrazione, almeno per quanto riguarda il campo economico. Una forte convergenza dei parlamentari dei tre Paesi si constata per quanto riguarda immigrazione, difesa e Parlamento europeo

foto SIR/Marco Calvarese

Euroscettici, eurocritici, euroentusiasti. Nei prossimi due mesi, durante la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo (23-26 maggio) le forze politiche in campo metteranno in luce ciò che più li differenzia dalle altre nel progetto di riforma, revisione o delegittimazione delle istituzioni europee. Quale che siano le posizioni, anche nei diversi Paesi dell’Unione, appare ormai evidente che “le elezioni europee di maggio 2019 saranno la cartina di tornasole di quale potrebbe essere il corso della futura integrazione europea”, come spiega la ricerca “United We Stand? – Survey Results on the Views of French, German and Italian Parliamentarians on EU and EMU Reforms” i cui risultati sono stati presentati il 26 marzo a Roma da Massimo Bordignon, docente di scienza delle finanze all’Università Cattolica di Milano, nel corso dell’evento “Quali idee per la nuova Europa? Ricette a confronto” ospitato presso la nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati.

Più Europa su politiche migratorie e difesa. Dall’indagine – realizzata dall’Università Cattolica in collaborazione con l’École Polytechnique di Parigi, l’Università di Mannheim e di ZEW – Leibniz Centre for European Economic Research – emerge però che su molteplici temi dell’agenda europea, le forze politiche presenti nei diversi Paesi non la pensano poi così diversamente.
Questo vale, per esempio, per

una maggiore integrazione in Europa nei campi dell’immigrazione e delle politiche di difesa.

O per l’attribuzione dell’iniziativa legislativa al Parlamento europeo (al momento competenza esclusiva della Commissione) e per l’incremento della spesa di investimento nazionale per stimolare la crescita economica. O ancora nel rifiutare l’idea di maggiore flessibilità del lavoro per combattere la disoccupazione. Punti sui quali

i parlamentari nazionali francesi, tedeschi e italiani hanno opinioni convergenti, anche se in generale i parlamentari tedeschi sono più riluttanti a dare maggiori competenze all’Ue rispetto ai loro colleghi italiani e francesi.

Nel questionario sottoposto ai parlamentari nazionali una serie di domande relative ad una maggiore integrazione in cinque settori politici (energia, immigrazione, difesa, salari e regolamentazione del mercato del lavoro), a proposte di riforma dell’Unione monetaria europea (Emu), alle riforme del processo decisionale legislativo e al finanziamento del bilancio dell’Ue. In sostanza, si va avanti nel progetto di integrazione europea oppure si torna indietro, ridando risorse e competenze ai Paesi membri? “Chiederlo ai parlamentari nazionali – spiegano gli estensori della ricerca – è utile perché sono questi che in primo luogo dovrebbero approvare eventuali riforme nella costruzione europea” per le quali potrebbe essere previsto, ma comunque solo in una seconda fase, il ricorso al referendum popolare.

Francia e Italia su posizioni simili, tedeschi più riluttanti all’ulteriore integrazione. Rispetto al completamento dell’eurozona, c’è una contrapposizione frontale tra sud e nord Europa su sostanzialmente tutte le proposte in campo.

Se i parlamentari nazionali francesi e italiani sono largamente favorevoli, i tedeschi (tra i quali i deputati di Alternative für Deutschland hanno risposto con una percentuale significativa) invece sono largamente contrari a Eurobond, budget per l’eurozona, quantitative easing (Qe), sussidi europei per la disoccupazione, revisione del patto di stabilità con regole meno restrittive. È “difficile immaginare grandi progressi su questo fronte”,

si legge nella sintesi della ricerca, dalla quale emerge inoltre che i parlamentari francesi e italiani sostengono la concessione di maggiori competenze all’Ue nei settori dell’energia e dei salari mentre i deputati tedeschi non sono d’accordo con le nuove istituzioni dell’Unione economica e monetaria (Ume), bocciando per esempio l’individuazione di un ministro delle finanze dell’eurozona, né supportano l’introduzione di una tassa europea per finanziare il bilancio europeo. Riforme rispetto alle quali i parlamentari italiani e francesi sono più favorevoli. Non vi è consenso neanche sul completamento dell’Unione bancaria attraverso un sistema europeo di assicurazione dei depositi (Edis), sebbene l’opposizione tedesca sia solo lieve. Se

fornire al Parlamento europeo il diritto d’iniziativa legislativa è una riforma talmente condivisa che “sembra essere in ritardo”,

la ricerca evidenzia che “c’è ancora ampio dissenso su cosa dovrebbe fare il Parlamento riformato o le istituzioni europee riformate”.

“Populisti” europei in disaccordo su molte questioni. Se per le principali famiglie politiche europee le opinioni dei parlamentari sulla base della loro appartenenza ideologica è generalmente in linea con le attese, sorprendono le divergenze tra le forze politiche definite “populiste” nei Paesi di provenienza. Le distanze – per esempio sulle proposte relative all’eurozona o sull’iniziativa legislativa al Parlamento – sono tali che secondo i curatori dell’indagine,

“un’aggregazione di partiti quali M5S e Lega con Alternative für Deutschland non ha senso data la loro elevata eterogeneità di punti di vista sulle questioni europee”.Stando a quanto dichiarato dai parlamentari italiani, la Lega ha accenti più europei, soprattutto sulle proposte relative all’eurozona, ma su altre (per esempio immigrazione, difesa o fiscalità europea) è contraria quanto e più dei Popolari (Ppe). Relativamente al M5S, “nonostante lo scontro frontale con la Francia di Emmanuel Macron imposto dai suoi leader politici, la posizione dei suoi parlamentari (o almeno di quelli che hanno risposto) risulta vicinissima a quella di En Marche su quasi tutti i temi”. La formazione di Macron è vicina alla posizione dei social-democratici (S&D) ed è ancora più favorevole all’ipotesi di un budget e di un’imposta europea e meno favorevole all’idea di flessibilizzare il patto di stabilità e crescita rispetto ai Socialisti e democratici che sono ovunque propensi a processi di integrazione europea, mentre i parlamentari appartenenti al Ppe frenano, indipendentemente dal Paese di provenienza.