Friday For Future
Nelle loro manifestazioni, ci chiedono di assumere le nostre responsabilità, di riconoscere gli esiti dei nostri comportamenti e del potere mal gestito che abbiamo acquisito nei confronti dell’ambiente. Ci chiedono di assumere le responsabilità del nostro e soprattutto del loro futuro. È davvero arrivata un’altra stagione politica, con la P maiuscola, e questi giovani ce la impongono
Erano anni che non si vedeva un movimento così grande di giovani a livello internazionale. Ci sono state 2.212 manifestazioni in 128 Paesi. Di queste, 1.109 in sei Paesi europei: Italia (252), Francia (216), Germania (205), Svezia (181), Regno Unito (164), Spagna (91), più altre in Portogallo, Belgio, Irlanda, Polonia, persino Malta.
Centinaia di migliaia di giovani sono scesi nelle piazze, manifestando il loro disagio per l’incertezza del futuro a causa dei cambiamenti climatici. Si sono mossi sull’appello della sedicenne di Stoccolma, Greta Thunberg, per la sua protesta portata al Cop24 di Katowice, in Polonia. La protesta non aveva padrini fra i partiti politici ed era assolutamente libera da affiliazioni.
Nonostante questo, un giornalista in un’emittente che raggiunge l’intero territorio nazionale ha detto: “Seguite Greta, allora siete gretini”.
Non voglio giudicare il personaggio. Ognuno fa ciò che la sua coscienza e la sua intelligenza gli indicano. Ritengo che il fatto esprima una realtà nuova, positiva, di giovani che ci chiedono di intervenire, perché i governi rispettino quanto è stato deciso nell’accordo di Parigi del 2015. Qui si convenne di limitare il surriscaldamento del pianeta entro un grado e mezzo superiore alla media di prima dell’era industriale. I giovani chiedono di ascoltare le ragioni degli scienziati e di leggere il rapporto Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change). Chiedono
di isolare chi sostiene che non c’è surriscaldamento, ascoltando solo le istanze di una cieca economia non sostenibile, che cerca denari “sporchi maledetti e subito”, come quelli della malavita. Siamo legati alla terra per vivere e la deprediamo con un atteggiamento assai poco intelligente, come notava la Laudato si’. Depredare la terra significa depredare noi stessi, depredare i fratelli.
La terra avvilita dal nostro comportamento avvilisce milioni di uomini che fuggono da condizioni miserevoli. La nostra miopia ci porta sull’orlo del baratro, come diceva Hans Jonas già nel 1979; fare un passo avanti significa l’autodistruzione. In fondo i giovani, nelle loro manifestazioni, ci chiedono di assumere le nostre responsabilità, di riconoscere gli esiti dei nostri comportamenti e del potere mal gestito che abbiamo acquisito nei confronti dell’ambiente. Ci chiedono di assumere le responsabilità del nostro e soprattutto del loro futuro. È davvero arrivata un’altra stagione politica, con la P maiuscola, e questi giovani ce la impongono.
(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)