Sinodalità

Da soli non siamo nulla

Un forte richiamo alla sinodalità. Non perché si debbano per forza realizzare insieme certe scelte, ma perché se si desidera vivere la stessa esperienza di fede, “dopo un sano confronto, condotto nella carità e nel rispetto reciproco”, siamo tutti “chiamati a imboccare la strada indicata dal pastore”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Quando manca questo sguardo, riusciamo a dividerci su tutto. A contrapporre le piazze. E ci spacchiamo anche su un tema così importante come quello della famiglia. L’ha sottolineato lunedì scorso il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, nella sua introduzione ai lavori del Consiglio permanente.
E quale sarebbe questo sguardo di cui l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve avverte così forte la mancanza? È quello della sinodalità, del camminare insieme, quello che ama l’unità e la concordia. “I cristiani sono compagni di viaggio – ha aggiunto il porporato – portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito”.
Anche il nostro vescovo Douglas Regattieri, la scorsa settimana, aveva avvertito il bisogno di un forte richiamo alla sinodalità. Non perché si debbano per forza realizzare insieme certe scelte, ma perché se si desidera vivere la stessa esperienza di fede, “dopo un sano confronto, condotto nella carità e nel rispetto reciproco”, siamo tutti “chiamati a imboccare la strada indicata dal pastore”.
Il cardinale presidente ha indicato tre snodi decisivi. Prima di tutto la famiglia e, collegata a essa, la natalità, “se non vogliamo rassegnarci al declino demografico. La famiglia è il termometro più sensibile dei cambiamenti sociali”. Poi rassicura chi vuole spendersi su questo versante, “ci troverà sempre al suo fianco”.
In seguito i giovani, per avvicinarli, stare loro accanto e far crescere in essi il desiderio di intraprendere, di essere generativi, capaci di tessere reti comunitarie e relazionali. Per questo occorre anche passare da un lavoro degno, libero, creativo, partecipativo e solidale. Bassetti ha parlato anche di “profonda solitudine che segna la vita di tanti di noi”, in una “società slabbrata come la nostra”.
Che fare, allora? Da soli non si arriva da nessuna parte. “Da soli non siamo nulla”, le parole del cardinale. Torniamo alla sinodalità citata in apertura, al camminare insieme, al discernimento comunitario tanto invocato nelle sedi più diverse (anche quelle politiche) “a partire dal coinvolgimento dei laici, uomini e donne”.
Nessuno da lasciare indietro. Tutti in marcia sullo stesso sentiero. In movimento, nella stessa direzione, quella indicata dai pastori. Torna una parola a me molto cara: protagonista. Ricordo il titolo di un Meeting di qualche anno fa (2008): “O protagonisti o nessuno”. Essere e diventare artefici della propria vita. Questo l’impegno assunto dai vescovi italiani: rendere ogni battezzato protagonista della vita e della missione della Chiesa. Per una nuova presa di coscienza. Per una nuova responsabilità personale, da spendere in ogni ambito dell’esistenza.

(*) direttore “Corriere Cesenate” (Cesena-Sarsina)