Sono le “mirofore”. Donne che, nella Chiesa, portatrici sollecite di unguenti che leniscano il dolore di una perdita o di una ferita, diventano stupite e convinte annunciatrici di speranza in un mondo assuefatto all’indifferenza, alla paura o all’oblio
Oltre ai tanti dipinti e affreschi e mosaici che ritraggono il mistero centrale della fede cristiana – la Risurrezione di Gesù – un fascino particolare infondono senza dubbio le “icone” (qui in alto un’antica icona russa), che, in forma accuratamente stilizzata e immerse in un’aura di ieraticità, (de)scrivono e rivelano, anzi comunicano, il Mistero. Le donne “mirofore” – quelle cioè che, secondo i vangeli, si sono recate di buon mattino, il giorno dopo il sabato, al sepolcro con oli aromatici per ungere il corpo di Gesù – hanno trovato la tomba vuota e un angelo che dà loro il primo annuncio, sconvolgente e inatteso, ma insieme anche sperato e agognato, dell’evento unico che apriva una nuova Storia. Anch’esse – per quanto i vangeli lo dicano solo dei due discepoli giunti poi al sepolcro – avranno certo visto il sudario e i teli che avevano fasciato quel corpo e hanno subito capito e accolto il Mistero con la loro speciale percezione femminile, incaricate anzi di annunciarlo a loro volta ai discepoli. Donne che, nella Chiesa, portatrici sollecite di unguenti che leniscano il dolore di una perdita o di una ferita, diventano stupite e convinte annunciatrici di speranza in un mondo assuefatto all’indifferenza, alla paura o all’oblio.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)