Verso il 26 maggio
Sia per l’Europa che per l’elezione dei sindaci l’invito è ad andare a votare per riaffermare il valore della democrazia e, non ultimo, riaffermare i valori nella democrazia: la vita, la solidarietà, la pace, la libertà, l’onestà, la buona amministrazione… A ciascuno di completare e aggiungere. E scegliere.
Domenica si celebra il grande rito della democrazia: le elezioni. A noi cittadini è dato il compito di fare una scelta attraverso il voto. Un gesto semplice che ha un grande valore perché decidiamo a chi affidare il nostro futuro e, in questa elezione, il nostro futuro nell’Europa.
Sullo sfondo c’è la grande incognita dell’astensionismo, cioè di coloro che non trovano motivi sufficienti per andare a votare. Delusione e sfiducia nei politici, nei partiti e nelle istituzioni, e anche il non sentirsi rappresentati da nessuno, tengono lontani dalle urne. In Italia nel 1948 votarono il 92% degli italiani, nel 2018 il 73%. Nel 1979 alla prime elezioni europee partecipò l’85% degli elettori italiani (il 62% degli europei) e nel 2014 il 57% (43% degli europei).
Di fronte a questo trend c’è una sorta di rassegnazione, come fosse un male inevitabile e incurabile. Ma dipende da noi, da ciascuno di noi. L’Unione europea in questi mesi ha promosso una campagna di comunicazione per invitare al voto tutti e soprattutto i più giovani, quelli che hanno conosciuto solo l’euro e non hanno mai dovuto presentare il passaporto per varcare i confini. Sia per l’Europa che per l’elezione dei nostri sindaci l’invito è ad andare a votare per riaffermare il valore della democrazia (nei Comuni in cui vi è una sola lista la partecipazione è necessaria perché la consultazione sia valida) e, non ultimo, riaffermare i valori nella democrazia: la vita, la solidarietà, la pace, la libertà, l’onestà, la buona amministrazione… A ciascuno di completare e aggiungere. E scegliere.
(*) direttrice “La Voce” (Umbria)