Facoltà teologica dell'Italia Meridionale
Il 21 giugno il Papa andrà a Napoli da convegnista e relatore. Un evento senza precedenti, che renderà la città partenopea “capitale” del dialogo e dell’accoglienza, per una “teologia in uscita”. Dopo la pubblicazione della Veritatis gaudium, sarà la prima volta che Bergoglio parlerà della riforma teologica. Il decano, padre Pino Di Luccio: “Vuole una teologia che parta anche dal basso”. Un gruppo di giovani studenti laici, in maggioranza donne, gli consegneranno un documento
(da Napoli) Un papa convegnista e relatore di se stesso. Non era mai accaduto prima. Per un’altra delle sue ormai celebri “prime volte”, Francesco ha scelto Napoli, che il 21 giugno diventerà la capitale del dialogo e dell’accoglienza, in puro spirito partenopeo dilatato verso il mondo. Il luogo di questo singolarissimo “viaggio” di Bergoglio è via Petrarca, gioiello della collina di Posillipo e sede al n. 115 della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi, che dopo tre anni di un sapiente restauro ha visto rientrare i suoi studenti in sede proprio all’inizio di questo anno accademico. “C’è molto attesa per questo appuntamento”, racconta al Sir il decano, padre Pino Di Luccio: “il Papa ascolterà per circa tre ore e poi sarà lui a tenere una conferenza”, dal titolo “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”, lo stesso tema della “due giorni” organizzata dalla Facoltà, che vedrà la presenza del Santo Padre nella giornata conclusiva. Il 21 giugno – festa di San Luigi – proprio da Napoli, dalla sezione della Facoltà teologica che porta il suo nome, partirà un messaggio destinato alle facoltà teologiche dei cinque continenti. Sarà la prima volta che Bergoglio parlerà della riforma teologica, quasi un anno e mezzo dopo la pubblicazione dell’enciclica dedicata a questo tema.
“Lo dica lei, il perché…”. Quando lo incontriamo, padre Pino ci precede rispondendo in anticipo alla nostra prima domanda: perché il Papa ha scelto Napoli? “Forse perché, come scrive nella Veritatis gaudium, auspica una teologia che parta anche ‘dal basso’, dalla vita concreta con tutte le sue contraddizioni. O forse perché Napoli è un avamposto del Mediterraneo. O magari perché tutti la conoscono nel mondo perché si caratterizza per la cultura del dialogo, ed il dialogo è il criterio indicato dal Papa per riformare gli studi teologici…”. Nessuna di queste risposte, ci confessa il decano, soddisfa mai in pieno gli interlocutori. “Ho chiesto al Santo Padre: lo dica lei, perché ha scelto Napoli!”, ci rivela il gesuita: “Non so se lo farà”, aggiunge subito dopo riguardo ai possibili contenuti della conferenza del Papa.
Sponde. Quella della sua Facoltà, sintetizza il decano, è una teologia “in contesto” e “in uscita”, perfettamente in linea con la riforma delineata da Bergoglio nella Veritatis gaudium. La sezione San Luigi dal 2016 promuove iniziative in questa direzione, all’insegna della convivenza, dell’interculturalità e del dialogo con i musulmani e gli ebrei, anch’essi tra i relatori del convegno del 21 giugno.
Uno dei frutti di questo percorso è la collana “Sponde”, pubblicata da Il pozzo di Giacobbe, i cui volumi verranno consegnati nelle mani del Papa in occasione dell’evento di cui è l’ospite illustre.
“Ripensare – a partire dalla teologia – la categoria del Mediterraneo e le sue opportunità”, l’obiettivo della collana: da mare di morte, di respingimenti, annegamenti e porti chiusi, a transito e traversata per nuovi approdi. A guidare la navigazione, otto “libri-faro” – di cui l’ultimo è la traduzione di un’opera di Edgar Morin, “Pensare il Mediterraneo, mediterraneizzare il pensiero. Da luogo di conflitti a incontro di sapienze” – che aiutano a tenere la rotta “tra i gorghi dei nazionalismi, delle intolleranze religiose, delle persecuzioni pretestuosamente giustificate”. Libri “compagni di viaggio e mezzi per il passaggio delle frontiere, contributo per trovare parole e pensieri adatti a neutralizzare i confini, ad abbattere i muri invisibili dell’indifferenza e dei nuovi razzismi, a rendere comprensibili le lingue altre e dominare le paure, ad avviare processi di liberazione e di incontro”. Libri, infine, come “ponti” che portano scritta, in filigrana, la parola “pace”.
Prima i laici. Da quando è arrivato l’annuncio dell’arrivo del Papa, una trentina di studenti laici della San Luigi, in maggioranza donne, si riuniscono in un gruppo di lavoro coordinato dai professori Sergio Tanzarella e Anna Carfora, che prenderanno la parola il 21 giugno prima del Papa. Il risultato è un documento che gli consegneranno in quell’occasione, ma che in realtà gli hanno fatto già pervenire in questi giorni, sperando che ne tenga conto nel suo intervento.
Al centro del testo, la condizione dei laici che studiano teologia e le loro difficoltà concrete, ma soprattutto la loro voglia di cambiamento.
“Spero che lo legga, e con interesse”, ci dice Caterina Costanzi, che oltre a studiare al San Luigi fa l’insegnante di religione in un liceo classico di Frattamaggiore, nei sobborghi di Napoli: “Chiediamo al Papa che i nostri titoli siano più spendibili, e per questo proponiamo un maggior collegamento tra il mondo del lavoro e della teologia. Nello stesso tempo, vorremmo avere più spazio nella ricerca scientifica: il laico che studia teologia è più libero, sceglie questo tipo di percorso per passione, non per la carriera”. Anche soltanto arrivare a Posillipo, a volte, può essere un’impresa: Raffaella Preziosi è una studentessa disabile in carrozzella. “Sono ammirata – ci rivela – per il coraggio che mostra Papa Francesco, mettendosi in gioco nella nostra università. Abbiamo voluto consegnargli qualcosa di nostro, per dare il nostro contributo a migliorare i servizi e a fare rete tra le università di teologia”.