Comunità di strada

Lotta alla droga. Emmaus (Foggia): “Intercettare i bisogni e il disagio dei giovani con l’aiuto di loro coetanei volontari”

In occasione dei 40 anni, la comunità, che aderisce al Cnca, ha deciso di lanciare una serie di iniziative per avvicinare i ragazzi, anche perché il problema delle tossicodipenze si è acuito, sia per il ritorno dell’eroina sia per il diffondersi di nuove sostanze. Grazie al progetto, che si è sviluppato con incontri nelle scuole e attività di strada, sono stati contattati 3mila giovani, alcuni dei quali ora sono impegnati a fianco dei volontari. Don Vito Cecere, vice presidente di Emmaus, a Roma per un seminario promosso dal Tavolo ecclesiale dipendenze, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droghe che si celebra il 26 giugno, ha raccontato al Sir l’esperienza della comunità

Avere quarant’anni e non sentirseli, anzi avere voglia di rimettersi in gioco per essere, sempre di più, a fianco dei giovani, per combattere il disagio in tutte le sue forme. È la storia di “Emmaus – comunità sulla strada di Emmaus”, nata nel 1978 da un’esperienza di Chiesa fatta nello spirito di don Bosco nella parrocchia Sacro Cuore, in un quartiere degradato della periferia di Foggia. I valori fondanti sono, oggi come allora, pregare insieme, lavorare insieme, condividere la vita con chi è nel bisogno. Da allora la comunità Emmaus, che fa parte del Cnca, accoglie giovani in difficoltà offrendo loro un’esperienza di vita alternativa, fondata sui valori della nonviolenza, della solidarietà, della semplicità evangelica, valori che sono vissuti concretamente dalla comunità di vita e dai tanti volontari che collaborano nel territorio foggiano. Emmaus ha partecipato al seminario promosso dal Tavolo ecclesiale dipendenze a Roma, e attraverso la testimonianza di don Vito Sante Cecere, vice presidente di Emmaus, ha raccontato al Sir i progetti per i quarant’anni di Emmaus: “Con un progetto autofinanziato di 40mila euro siamo tornati sul territorio e, in particolare, nelle scuole per attività di formazione ma anche per intercettare i bisogni dei giovani e trovare nuove strade per superare insieme le difficoltà”.

Combattere il disagio. “Emmaus nasce nel 1978 come comunità di accoglienza del disagio – spiega don Vito -. Dopo i primi dieci anni e fino al 2000, la nostra attività si è canalizzata sul mondo delle dipendenze, quando abbiamo creato un consorzio che riunisce una ventina di cooperative per essere anche più competitivi sul territorio per partecipare ai bandi. Nel frattempo, la rete si è ampliata sia con una diversificazione di cooperative sia di risposte ai servizi”. Dopo i 40 anni, “per l’acuirsi del problema delle droghe e il ritorno dell’eroina, torniamo sul territorio – prosegue il sacerdote – con un progetto che abbiamo chiamato semplicemente ‘Creiamo un’équipe territoriale’. Su questo progetto non siamo riusciti ad avere fondi – purtroppo la prevenzione è ritenuta un superfluo – e ci siamo autofinanziati per andare nelle scuole, con tre educatori per promuovere un’azione di prevenzione con sei ore per gruppo classe, prediligendo il triennio”.

Nelle sei ore, tre incontri di due ore “per raccogliere i bisogni e le aspettative dei ragazzi e stimolare il dialogo”. “Il valore aggiunto – evidenzia don Cecere – è stato individuare alcuni dei giovani che hanno fatto il percorso in comunità che hanno offerto la loro testimonianza; poi,

abbiamo messo a disposizione un numero verde e una mail dedicata.

Dopo il nostro intervento, alcune scuole si sono attivate per creare un loro sportello di ascolto”. Una difficoltà è stata superare la diffidenza dei presidi: “Noi siamo molto conosciuti e connotati per il nostro impegno contro le droghe, per cui i presidi temono che, ospitandoci, ammettano di avere un problema di droga a scuola creando allarme nelle famiglie, mentre sono stati molto collaborativi i docenti. Abbiamo anche provato a rendere la classe responsabile del compagno che fa uso di cocaina, motivando i ragazzi non solo dal punto di vista scientifico per i danni conseguenti all’uso di droghe, ma anche di approccio alla vita, di desiderio di spingersi verso l’alto e non anestetizzarsi di fronte alle brutture”.

Il progetto ha portato buoni frutti: “Noi abbiamo avuto come ritorno

un contatto con 3mila studenti;

a open day e feste della nostra associazione sono intervenuti molti giovani non solo con problemi di droga, ma animati dal desiderio di partecipare a una realtà che opera all’interno della città. Si sono sviluppati circuiti virtuosi, come l’aggancio con gli insegnanti con una formazione ad hoc per loro per imparare a intercettare il disagio, il nostro essere sul territorio con un ludobus e altre attività. Alcuni dei giovani sensibilizzati attraverso le iniziative a scuola ora fanno volontariato e sviluppano azioni di gratuità all’interno di nostri progetti, come programmazione nei quartieri più poveri e peer education”.

In giro con il ludobus. Con l’apporto di giovani volontari “Le formiche coraggiose” è stato allestito il ludobus

“Vivere è stupefacente”

che gira piazze e spazi periferici di Foggia e provincia, per attività di strada e di sensibilizzazione. “Con altre associazioni abbiamo fatto scambi di giornate di animazione, ci siamo interfacciati con varie realtà fuori regione. Noi ci siamo da 40 anni, ma le generazioni cambiano e quindi non tutti ci conoscono, ora siamo tornati sul territorio con il nostro specifico del contrasto alle dipendenze e stiamo agganciando le nuove generazioni.

Nei giovani abbiamo trovato molto desiderio di essere coinvolti in progetti che abbiano un’immediata risposta. Il regalo più bello è il loro entusiasmo, la voglia di esserci ed essere protagonisti”, evidenzia don Vito.

Emmaus sta lavorando anche con il carcere di Foggia: “I ragazzi vogliono partecipare a iniziative che coinvolgono questa dura realtà e stiamo studiando come attuare questa richiesta, trattandosi di minorenni”. Ma non finisce qui: “Ora stiamo valutando come approcciarci nel campo della prevenzione nel mondo del divertimento e dello svago: le piazze del consumo di alcolici, le discoteche. Il prossimo passo sarà coinvolgere i giovani volontari in questo tipo di attività, che li vede interessati. Per ora abbiamo mappato i luoghi di maggior aggregazione giovanile già: quelli dello spaccio dei cannabinoidi corrispondono ai luoghi dello svago e del divertimento. Inoltre, stiamo raccogliendo tutti i materiali sulle esperienze in atto, anche per quello che riguarda il mondo delle discoteche, che non è tanto ampio nella città di Foggia, mentre c’è un movimento molto forte verso la zona del barese. Perciò, ci stiamo interrogando su come intercettare questa mobilità giovanile. Stiamo pensando di iniziare dai pub. Comunque, non avremo un atteggiamento censorio, ma agganceremo i ragazzi invitandoli a un confronto in struttura o in realtà più codificate. Pensiamo a un intervento leggero per un approfondimento successivo”.