Elezione
Giornalista, volto popolare della tv, da dieci anni a Strasburgo, è stato eletto da una maggioranza europeista comprendente Popolari, Liberali (Renew Europe) e Socialdemocratici, il gruppo cui aderisce il Partito democratico del quale Sassoli è esponente. Nel suo primo discorso il riferimento a un’Europa dei cittadini, da riformare, ma più che mai necessaria per costruire pace, democrazia e sviluppo
Le trasformazioni epocali “hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di coniugare grande saggezza e massimo d’audacia”, come quelle che ebbero i “padri fondatori” della Comunità. In questo frangente storico serve “la forza per rilanciare il processo di integrazione” affinché l’Ue sia “capace di far fronte alle esigenze dei nostri cittadini, dando risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento”. David Maria Sassoli è il nuovo presidente del Parlamento europeo. L’assemblea di Strasburgo lo ha eletto il 3 luglio, alla seconda votazione, al posto dell’uscente Antonio Tajani. Una staffetta tricolore che assegna all’Italia un posto – non scontato – fra le più alte cariche dell’Unione.
Euroscettici fuori dai giochi. Sassoli è stato eletto con 345 voti. I votanti erano 704; 37 le schede bianche e nulle; 667 i voti validi; quindi la maggioranza necessaria per l’elezione era di 334 voti. Gli altri candidati hanno ricevuto voti: Ska Keller (Verdi) 119; Sira Rego (Sinistra unitaria) 43; Jan Zahradil (Conservatori) 160. La maggioranza parlamentare che ha sostenuto il nome di Sassoli è di chiara marca “europeista”: Popolari e Renew Europe (liberali) non avevano presentato un proprio candidato per favorire l’elezione dello stesso Sassoli che, fra due anni e mezzo, cederà il posto a un esponente Ppe, quasi certamente Manfred Weber. Fuori dai giochi sono rimasti i gruppi “euroscettici”.
Dal giornalismo alla politica. David Sassoli è nato a Firenze il 30 maggio del 1956. Alle spalle ha una lunga carriera giornalistica: dopo aver mosso i primi passi in piccoli giornali, è passato al Giorno, per approdare nel 1992 al Tg3. Nel 1999 arriva alla redazione del Tg1 (divenendo un volto popolare della conduzione televisiva); nel 2007 è nominato vicedirettore. Da ragazzo è stato impegnato in associazioni educative e in movimenti giovanili cattolici. Il 7 giugno del 2009 è stato eletto europarlamentare del Partito democratico con oltre 400mila preferenze. Nel 2014 si ricandida alle elezioni europee nella circoscrizione del Centro e ottiene oltre 200mila preferenze. Il 1° luglio dello stesso anno viene eletto vicepresidente del Parlamento europeo. Il 26 maggio 2019 è stato confermato per la terza volta europarlamentare nell’Italia centrale con 128.533 voti.
Libertà, dignità e solidarietà. Nel suo primo discorso, pronunciato a caldo davanti ai deputati, Sassoli ha parlato dell’Eurocamera come di una istituzione “che più di ogni altra ha un legame diretto con i cittadini, che ha il dovere di rappresentarli e difenderli”. Ed è a loro che si è rivolto nel suo discorso inaugurale, in cui ha posto le pietre angolari della sua presidenza. “La nostra libertà – ha affermato a voce alta, evidentemente emozionato – è figlia della giustizia che sapremo conquistare e della solidarietà che sapremo sviluppare”. “Oggi ha inizio una legislatura che gli avvenimenti caricano di grande responsabilità perché nessuno può accontentarsi di conservare l’esistente”. Per Sassoli occorre difendere e promuovere i “valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà”, ogni giorno, dentro e fuori l’Ue. Serve anche che “le nostre regole economiche” coniughino “crescita, protezione sociale e rispetto dell’ambiente”.
“Innamorati dei nostri Paesi”. “Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi”, ha affermato il neo presidente. “Ma il nazionalismo, che diventa ideologia e idolatria, produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”. David Sassoli ha ricordato la propria “storia scritta sul dolore” (cita sia la mamma sia il papà), uguale a quella di tanti altri cittadini europei, segnata dal “desiderio di fraternità che ritroviamo ogni qual volta la coscienza morale impone di non rinunciare alla propria umanità e l’obbedienza non può considerarsi virtù”. Parlando dei compiti del nuovo Parlamento, Sassoli ha fatto riferimento al “rafforzamento delle procedure per rendere il Parlamento protagonista di una completa democrazia europea” e della necessità che “l’Europa migliori in ambito sociale e nella protezione delle persone”.
Riforma di Dublino e migrazioni. Rivolgendosi ai “signori del Consiglio europeo”, Sassoli ha poi affermato che è “arrivato il momento di discutere la riforma del Regolamento di Dublino che quest’aula, a stragrande maggioranza, ha proposto nella scorsa legislatura”. E poi l’ambiente: le istituzioni “devono sentire il dovere di rispondere con più coraggio alle domande dei nostri giovani” per salvare il pianeta. Un saluto ha rivolto agli eurodeputati Brexit, in questo “passaggio politico che deve essere portato avanti con ragionevolezza, nel dialogo e con amicizia, ma sempre nel rispetto delle regole e delle rispettive prerogative”; un saluto agli Stati che hanno chiesto di aderire all’Ue. E ha concluso: l’Europa ha ancora molto da dire se “sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini, se il Parlamento ascolterà i loro desideri e le loro paure e le loro necessità”, mettendoci “cuore e ambizione”.
Una carica per il Bel Paese. L’elezione di Sassoli era tutt’altro che scontata nei giorni scorsi. Ma la quadra, invero completamente sbilanciata verso Ovest, raggiunta dai capi di Stato e di governo sulle alte cariche Ue (presidenti di Commissione, Consiglio e Bce, più Alto rappresentante) ha in parte influito sul voto in emiciclo, benché tutti, nei corridoi di Strasburgo, negano che il Parlamento si sia fatto influenzare in una scelta che gli compete esclusivamente. Colmare la distanza. Cosa può fare questa Ue per riavvicinarsi ai cittadini? Sassoli risponde alla domanda del Sir ponendo anzitutto l’accento sulla necessità di rafforzare l’informazione “perché spesso i cittadini non sanno cosa fanno le istituzioni europee”. Dopo aver sottolineato la “concretezza” delle decisioni assunte all’Europarlamento, con ricadute sulla vita quotidiana, Sassoli insiste sull’impegno a colmare la “distanza tra cittadini e Unione”: “come può il Parlamento europeo essere la casa dei cittadini se non apre le porte alla società civile”, se non mantiene un rapporto e un dialogo costanti con i 500 milioni di abitanti dei Paesi Ue?
Dibattito in plenaria. Dopo l’elezione del presidente, i lavori a Strasburgo proseguono con l’elezione dei 14 vicepresidenti e dei questori, mentre il 4 luglio è fissato un confronto, che si attende vivace, tra eurodeputati, Commissione (Juncker) e Consiglio (Tusk) sulle decisioni assunte al Consiglio europeo proprio sui top job dell’Unione.