Politica

Volti, curiosità e qualche stravaganza: identikit del nuovo Parlamento europeo

L’Assemblea Ue si è ampiamente rinnovata con le elezioni di maggio: il 60% degli eletti è alla prima esperienza a Strasburgo. Le donne sono il 40%. Fra gli scranni europeisti convinti ed euroscettici di lungo corso, docenti universitari, agricoltori, persone con disabilità, giornalisti, ex rifugiati… E poi c’è il deputato con felpa e cappuccio, quello con il kilt. La più giovane, 21 anni è la danese Kira Marie Peter-Hansen; il meno giovane Silvio Berlusconi, classe 1936

foto SIR/Marco Calvarese

La nona legislatura del Parlamento europeo è cominciata ufficialmente martedì 2 luglio alle 10, quando i 748 eurodeputati si sono seduti in emiciclo (vuoti i seggi di 3 deputati catalani, Oriol Junqueras in prigione preventiva, Carles Puigdemont e Toni Comin in fuga della giustizia spagnola, che la Spagna non ha accreditato). Clima da primo giorno di scuola con selfie postati sui social, per il 61% di loro (ossia 453) che hanno preso posto per la prima volta negli scranni; abbracci e baci per chi – gli eurodeputati rieletti – ha ritrovato colleghi lasciati a maggio. Un ricambio così radicale non si era visto mai. I deputati si sono seduti nei posti loro assegnati in emiciclo, secondo l’appartenenza ai 7 gruppi politici.

Non si erano mai viste nemmeno tante donne così: sono 302, il 40% degli eletti (erano 36,6% nella passata legislatura). Tra i sette gruppi politici il più rosa è quello dei Verdi (52,7%), seguito da Renew Europe che ha tra le sue fila il 46,3% di donne, Gue ne ha il 44%, i Socialdemocratici il 41,8%. Identità e democrazia ha il 39,7% di donne. I due gruppi meno rosa sono i popolari del Ppe che ne hanno solo il 33,5%, e i conservatori dell’Ecr che ne hanno il 32,3%. Tra gli indipendenti (i Non iscritti ad alcun gruppo politico) ci sono il 30,9% di eurodeputate. Quanto ai Paesi, la parità di genere è perfettamente rispettata in Austria, Francia, Lussemburgo, Lettonia, Malta, Svezia, Slovenia. Per la Finlandia c’è addirittura un capovolgimento e le donne sono il 54%. Sopra la media del 40% sono comunque la Danimarca, la Spagna, l’Irlanda, l’Italia, i Paesi Bassi, il Portogallo. Cipro invece ha purtroppo una delegazione tutta maschile (6 deputati), la Slovacchia ha solo due donne su 13 deputati.

Oltre alla bellezza di una quasi equa mescolanza tra uomini e donne, l’Europarlamento mostra la diversità europea, non solo a motivo della sua composizione nazionale, ma perché raccoglie volti e storie dai tratti interessanti e ricchi. Li scopriremo a mano a mano nei prossimi mesi e anni. Alcuni però sono saltati immediatamente agli occhi. Kira Marie Peter-Hansen, socialista danese nel gruppo dei Verdi è la più giovane: ha 21 anni e ha sospeso gli studi in economia a Copenaghen per assumere seriamente il proprio impegno europeo. Aveva dichiarato dopo le elezioni: “Forse con il mio esempio posso convincere altri giovani e dimostrare che le loro voci valgono quanto quelle dei più anziani”. Il più anziano in emiciclo è invece Silvio Berlusconi, classe 1936. Durante la prima plenaria di inizio luglio teneva sullo scranno un libro, “Chi si stanca perde”, del dissidente venezuelano Leopoldo López. Il padre del dissidente, Leopoldo Lopez Gil, cittadino spagnolo, nato a Caracas, è anche lui membro del Ppe.

In emiciclo c’è Niyazi Kiziliürek, un turco cipriota. La sua elezione ha un significato simbolico enorme: era dal 1963 che un turco cipriota non aveva una carica elettiva nella parte meridionale dell’isola, legata alla Grecia e divisa dal nord turco. Poi c’è Magid Magid, classe 1989: è stato già sindaco di Sheffield, ed è uno dei 73 membri britannici che dovranno lasciare il Parlamento dopo il 31 ottobre, anche se lui è un pro-europeo verde, rifugiato musulmano con la pelle nera, nato a Buroa, in Papua Nuova Guinea. In campagna elettorale diceva: “Costruiremo un movimento collettivo che respinge con tutto il cuore la dilagante disuguaglianza di ricchezza, l’intolleranza xenofoba e la negazione del cambiamento climatico”. “L’immigrazione ci rende grandi” il suo motto.

La pelle scura ce l’hanno 30 eurodeputati, segno evidente che la multietnicità delle nostre strade lentamente arriva anche tra i banchi del Parlamento. Nelle biografie dei parlamentari, poi, si trova di tutto: dalla nutrizionista all’agricoltore, dall’assistente sociale alla ginecologa, giornalisti, sindacalisti, oltre ad economisti, avvocati, docenti universitari. Nella “casa della democrazia” sono stati eletti alcuni disabili fisici, come Stelios Kympouropoulos, psichiatra greco 34 enne che non ha l’uso degli arti, ma combatte nelle fila del Movimento per la vita indipendente. Ci sono deputati espressione di minoranze etniche, una tra tutti Livia Jaroka, di origini rom, ungherese, vicepresidente del Parlamento nella passata e nella presente legislatura.

In questi primi giorni di legislatura li abbiamo visti girare con lo sguardo a volte un po’ smarrito, seguendo assistenti scafati che mostravano loro luoghi e spazi di questo enorme edificio. Fieri nel loro kilt erano gli eurodeputati scozzesi, che amano intensamente la propria terra e le tradizioni e altrettanto intensamente l’Europa da cui i brexiteers di Londra li vogliono strappare. A Nigel Farage, il collega Nico Semsrott, giovane tedesco che fa il comico, ha fatto trovare un enorme bicchiere di frullato nel cortile del Parlamento con la scritta “benvenuto Farage”. Bisognerebbe però dire a Nico che il cappuccio della felpa quando siede in emiciclo non andrebbe tenuto sulla testa… Anche Magid Magid, in anfibi, pantaloncini corti e t-shirt dalle scritte audaci, dovrebbe togliersi il cappellino colorato quando è negli spazi chiusi. Sorge però la domanda se questo sia ancora un importante gesto di rispetto o un superficiale retaggio di consuetudini di costume, che stanno cambiando insieme al mondo.

Primo atto dell’Assemblea è stato, il 3 luglio, l’elezione del nuovo presidente. Gli eurodeputati hanno scelto David Maria Sassoli, ancora un italiano, questa volta però socialdemocratico. È la rasserenante dimostrazione che gli europeisti hanno una indiscussa maggioranza, a dispetto di come si temeva prima delle elezioni: sono oltre 500 mentre gli euroscettici arrivano a quota 200. Un gruppo consistente (i sostenitori britannici del Brexit) se ne andrà il 31 ottobre, intanto partecipano a modo loro ai lavori: si sono di nuovo girati di spalle mentre veniva solennemente suonato in emiciclo l’Inno europeo. Ma lo avevano fatto anche nel 2014. Ci sono ora anche i 14 vicepresidenti, i cinque questori, i nomi dei membri delle 20 commissioni parlamentari. Così si rimette in movimento questa straordinaria macchina democratica che per continuare ad essere performante nel suo viaggio ha bisogno di non pochi aggiustamenti. Vedremo quali.