Bene comune
Il rilancio del territorio è particolarmente a cuore dell’arcivescovo Felice Accrocca, che ha avviato, a tal fine, un dialogo con le parti sociali. Ne è nato un documento nel qual si indicano alcune priorità: valorizzazione del patrimonio inespresso del Sannio, centralità dell’agroalimentare, il bisogno di infrastrutture, la leva strategica della formazione, progetti per l’occupazione giovanile
“Un manifesto per crescere insieme. Arcidiocesi di Benevento e parti sociali per lo sviluppo del Sannio”.
Il documento, presentato il 5 luglio, fa seguito al 1° Forum degli amministratori campani che si è svolto a giugno e alla lettera dei vescovi della metropolia di Benevento “Mezzanotte del Mezzogiorno?” del 13 maggio scorso. Il manifesto, in particolare, prende le mosse dall’iniziativa dell’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, finalizzata al dialogo con le parti sociali sulle questioni dello sviluppo del territorio. “Dal dialogo orientato esclusivamente alla ricerca di strade per il bene comune dei nostri territori è emersa la volontà condivisa di eleggere la sede vescovile a luogo dove potere esprimere un’unità d’intenti per avanzare proposte rivolte agli interlocutori istituzionali a cui competono, ai diversi livelli, risposte alle problematiche che investono le nostre comunità”, si legge nel documento, nel quale si indicano alcune priorità su cui si chiede di intervenire “promuovendo momenti di confronto con i responsabili, nei quali chiedere l’assunzione di precisi impegni, con l’onere di verificarne periodicamente l’attuazione”.
Un patrimonio inespresso. “Il Sannio ha un grande patrimonio in buona parte inespresso, pur con le sue eccellenze nel settore agroalimentare ed enogastronomico”, sottolinea il manifesto, che ricorda “anche
il turismo religioso, con la presenza di un gigante della spiritualità come S. Pio,
che attira a se flussi di pellegrini molto significativi a Pietrelcina”, e che “potrebbe determinare un movimento più ampio di turismo culturale a beneficio dei nostri territori, ricchi di risorse storiche, artistiche e archeologiche di assoluto valore”. “Un’altra freccia al nostro arco è rappresentata dalle risorse termali”, prosegue il documento, che, al tempo stesso, denuncia: “Nonostante la disponibilità di questi importanti asset”, l’economia provinciale “procede a ritmi blandi” perché mancano “strategie da parte delle istituzioni competenti che vadano a rafforzare gli sforzi dei tanti imprenditori e operatori impegnati in questi settori” e “quelle azioni di sistema che elevino la qualità e potenzino le attività, le reti e i servizi di questi settori, in particolare per quel che riguarda il rafforzamento del sistema ricettivo turistico”.
Centralità dell’agroalimentare. Nel Sannio beneventano sono presenti circa la metà dei vigneti dell’intera regione Campania, “eppure – evidenzia il manifesto – anche questa opportunità rischia di essere ricordata come un’occasione mancata, se non si riuscirà a determinare quel salto di qualità che consenta ai nostri vini di collocarsi nella fascia più alta della vendita a livello nazionale e internazionale, che assicurerebbe maggiori opportunità ai nostri produttori. Il raggiungimento di tale obiettivo spingerebbe e sosterrebbe tutti gli altri nostri prodotti tipici, anzi diremmo tutto il mondo economico sannita”. Ma “scontiamo un ritardo nella spesa dei fondi europei, che la Regione Campania si era impegnata a mettere a disposizione per incanalare queste potenzialità. Su questa questione le parti sociali, insieme con la Chiesa beneventana, intendono immediatamente esercitare un’azione forte di interpello”. Infatti, “non si possono ripetere gli errori del passato spendendo e rendicontando risorse dell’Unione europea per progetti inutili e improduttivi. Anche in questo caso siamo a proporre che si apra un processo capace di individuare i bisogni prioritari della provincia di Benevento e su questi investire le risorse dei fondi strutturali per determinare impatti positivi”. In ogni caso “è importante che si crei un collegamento più forte tra produzione agricola e industria locale, in modo da
realizzare una filiera sannita”.
Le infrastrutture che mancano. “La città di Benevento ha un forte bisogno di maggiori e migliori collegamenti viari e ferroviari che possano permettere una facilità di spostamenti agli studenti universitari, a tanti turisti che dalle zone costiere intendano raggiungere le zone interne del Sannio, ma anche a tante persone che vogliano venire a vivere nei nostri paesi, pur continuando a lavorare in particolare nella conurbazione napoletana. Così com’è fondamentale migliorare la viabilità interna alla Provincia che ha costretto le comunità di alcuni nostri territori a lanciare vere grida di dolore per l’isolamento di fatto a cui sono costrette”. A ciò si unisce “l’esigenza vitale delle nostre aziende di spostare le merci in maniera rapida e veloce per competere in maniera adeguata con altri sistemi territoriali”. Qui “diviene importantissima l’attuazione del raddoppio della strada Telese–Caianello, il prosieguo dei lavori dell’alta velocità ferroviaria Napoli–Bari, il potenziamento della linea Benevento–Napoli via Valle Caudina e il completamento della Fortorina”. Ineludibile è poi la questione della dotazione delle infrastrutture immateriali come la banda larga, la banda ultra larga e la fibra ottica.
Formazione, leva strategica. “Dobbiamo puntare su un sistema d’istruzione superiore e universitario in grado di connettersi con le esigenze delle imprese, cercando di
qualificare i nostri studenti con competenze sempre più vicine al modello di Industria 4.0,
ambito che inizia a farsi importante e forte nel Sannio – l’invito contenuto nel manifesto -. Così come è necessario preparare i giovani a quelle specializzazioni che attualmente mancano in provincia di Benevento, ma che sono richieste dalle aziende più grandi presenti sul territorio”.
Due progetti per i giovani. Di fronte alla mancanza di lavoro e la fuga dei giovani, il manifesto propone due progetti concreti, in sinergia tra parti sociali e istituzioni. Il primo prevede di “creare
un ‘Incubatore per imprese innovative’
in cui giovani con delle buone idee imprenditoriali possano essere accolti in luoghi in cui vi siano persone competenti ad accompagnarli nella loro realizzazione; il secondo di “creare una
‘Piazza dei mestieri’
sul modello di quella di Torino, che abbia l’obiettivo dell’inserimento lavorativo attraverso il trasferimento di conoscenze e abilità, con una particolare attenzione al settore artigianale”.