Bioetica

Francia: revisione della legge sulla procreazione medicalmente assistita. Vescovi: “Istituisce l’assenza del padre”

A essere oggetto di revisione è una serie di questioni bioetiche, oltre alla procreazione medicalmente assistita (Pma), come ad esempio la donazione di organi o la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il punto di maggiore novità (e dibattito al momento) è l’apertura della Pma a “qualsiasi coppia formata da un uomo e una donna, o due donne o qualsiasi donna non sposata”, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, e il fatto che si sleghi il ricorso alla procreazione assistita dal criterio dell’infertilità. Altro punto delicato, il diritto all’anonimato del donatore. Senza porre un limite definito al numero di embrioni fecondati in vitro, la loro sorte, nel caso non vengano impiantati, è comunque nelle mani dei genitori/della genitrice

Approvato dal Consiglio di Stato e dal Consiglio dei ministri il 24 luglio, il progetto di revisione della legge francese sulla bioetica è passato ora all’Assemblea nazionale che lo discuterà in autunno. Il governo, si legge nella premessa, “desidera definire un quadro che permetta alla libertà di ciascuno di esprimersi, nel rispetto dell’interesse collettivo, cercando il punto di equilibrio tra ciò che la scienza propone, la società rivendica, e i valori fondamentali che soggiacciono all’identità etica della Francia, riconoscendo un ruolo particolare alle situazioni di sofferenza o di dramma che incontrano alcune persone”. A essere oggetto di revisione una serie di questioni bioetiche, oltre alla procreazione medicalmente assistita (Pma), come ad esempio la donazione di organi o la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Il punto di maggiore novità (e dibattito al momento) è l’apertura della Pma a “qualsiasi coppia formata da un uomo e una donna, o due donne o qualsiasi donna non sposata”, rimborsabile dal servizio sanitario nazionale, e il fatto che si sleghi il ricorso alla procreazione assistita dal criterio dell’infertilità. Altro punto delicato, il diritto all’anonimato del donatore. Senza porre un limite definito al numero di embrioni fecondati in vitro, la loro sorte, nel caso non vengano impiantati, è comunque nelle mani dei genitori/della genitrice.

C’è un’asticella che si sposta “sempre più lontano, come se i desideri, esacerbati dall’individualismo e dal fascino delle tecniche, non incontrassero resistenza”. E con la nuova legge l’asticella supera “il punto di non ritorno”. La Chiesa cattolica francese è tornata a prendere criticamente posizione nel dibattito, con un documento firmato da mons. Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes e responsabile del gruppo di lavoro Chiesa e bioetica dei vescovi francesi, pubblicato alla vigilia della discussione del testo in Consiglio dei ministri.

Quattro le obiezioni principali. Si “istituisce l’assenza del padre”: “Una legge civile ha lo scopo di tendere verso la realizzazione della migliore società possibile”, scrivono i vescovi, “e non può accontentarsi di soddisfare gruppi particolari, o creare deliberatamente un’ingiustizia”, cosa che invece avviene prevedendo la possibilità di far nascere “un figlio senza padre o senza origine paterna”. Come può la legge istituire “ab initio l’impossibilità legale di avere un padre?”.

Il criterio dell’uguaglianza viene usato come “petizione di principio”, contesta poi la nota. Perché si pongono “sullo stesso piano tutte le modalità di procreazione”, sebbene di fatto diverse. “Con questo progetto, la legge considera che esiste uguaglianza, vale a dire equivalenza per un bambino che nasce dalla relazione tra un uomo e una donna o da una donna inseminata”. Queste due situazioni non sono uguali, dal momento che un figlio potrà “naturalmente dire ‘papà’, mentre l’altro non potrà pronunciare questa parola perché sarà legalmente rimossa la possibilità”. La nota parla di “attentato alla figliazione”, “travestimento giuridico della verità” e sdoganamento dell’opinione per cui “il legame gestazionale non merita considerazione”. Di qui alla maternità surrogata, per ora vietata in Francia, il passo diventerebbe brevissimo.

La terza obiezione è che la legge di fatto è una “sottomissione alla potenza della volontà” e in particolare alla “volontà degli adulti” che “ha la precedenza sulla realtà del corpo e dei legami carnali”, e segna un regresso rispetto al riconoscimento dei diritti dei minori e del principio dell’”interesse superiore del bambino”. Diritto scavalcato anche là dove la legge prevede che “l’accesso all’identità del donatore del gamete sia subordinata al suo consenso”. Ciò per altro “instaura discriminazioni tra i bambini sottomessi alla discrezione degli adulti”: qualcuno potrà sapere a un certo punto il nome del proprio padre e qualcuno no. Se dal “principio di dignità” derivano i grandi principi etici custoditi dalla giurisprudenza francese, ora la legge di fatto sostituisce la volontà o il desiderio: come sarà ancora possibile “unire una società se diventa la somma di comunità di desideri, ciascuna attorno a un desiderio rivendicato?”.

Tre ulteriori rischi sono nascosti nella proposta del governo. La messa in discussione del “principio di gratuità” per cui la persona e il corpo non possono essere oggetto di commercio. Aprendo la possibilità della Pma a tutte le donne, la domanda di sperma aumenterebbe al punto che le cittadine francesi non potrebbero trovarlo “gratuitamente” in Francia – perché ne è vietata la vendita – ma dovrebbero procurarsene, quindi comprarne all’estero. Ma se si oltrepassa questa “linea rossa” non si potrà più parlare di piena dignità di ogni essere umano e del rispetto che gli è dovuto. In secondo luogo,

se il desiderio diventa la fonte del diritto, si va verso l’eugenismo liberale, tanto più che il “progetto parentale” previsto dalla legge ma non ben definito, potrà aprire alla possibilità di “esigere che sia prodotto un figlio conforme alle caratteristiche attese”.

In terzo luogo, la medicina si trasforma da curatrice di patologie o accompagnatrice di malattie croniche in strumento per “soddisfare i desideri delle persone non malate”, con tutto ciò che ne consegue.

Manif pour tous et altre associazioni cattoliche hanno già convocato una manifestazione per il 6 ottobre a Parigi, mentre il dibattito sulla stampa francese è già iniziato. Tra le voci critiche Sylviane Agacinski, filosofa femminista, che da anni mette in guardia sui rischi dell’utero in affitto. In un suo breve saggio uscito poche settimane fa (L’uomo disincarnato, dal corpo carnale al corpo fabbricato) la filosofa è tornata a segnalare il rischio della deriva verso “un grande mercato procreativo mondiale” e quella che è già, di fatto, “l’esternalizzazione di una parte delle funzioni riproduttive”, ponendo laicamente la considerazione che “la procreazione (assistita o meno) non ha a che vedere con gli orientamenti sessuali ma è legata alla asimmetria dei sessi, che in questo ambito non sono né equivalenti né uguali”.