Analisi
La presidente eletta della Commissione è nata quando la Comunità muoveva i primi passi. Il padre è stato un alto funzionario della Cee. Lei stessa si è dimostrata con coerenza dalla parte delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo. In questi giorni il suo Collegio è sotto esame all’Europarlamento: se tutto andrà per il meglio raccoglierà il testimone dal predecessore Juncker il prossimo 1° novembre
La nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che succederà a Jean-Claude Juncker all’inizio di novembre, è un’europea convinta e attiva. La sua vita, cominciata nel 1958, è sempre stata strettamente legata all’Europa comune.
È nata a Bruxelles, pochissimo tempo dopo la fondazione della Comunità economica europea. Il 1° gennaio 1958, infatti, la Commissione aveva iniziato a lavorare sotto la guida del suo primo presidente, Walter Hallstein. Il padre di Ursula von der Leyen, Ernst Albrecht, capo di gabinetto del commissario Hans von der Groeben, è stato uno dei pionieri della prima ora.
Ugualmente la Germania, di cui Von der Leyen è cittadina, come membro dell’Unione europea si è sempre impegnata per l’unificazione politica e la strutturazione federale dell’Europa.
Il discorso di candidatura di Ursula von der Leyen al Parlamento europeo, il 16 luglio 2019,
ha mostrato come sia vivo in lei l’entusiasmo europeo
che ha caratterizzato l’inizio del movimento di unificazione dell’Europa. Questo è di buon auspicio per il suo futuro incarico. Perché si tratterà anche di tornare alle motivazioni delle origini, per ravvivare la solidarietà – pilastro dell’integrazione comunitaria – che molto ha sofferto in questi ultimi anni, sotto l’assalto del populismo egoista.
Ursula von der Leyen ha studiato medicina e ha sposato un medico, diventato poi imprenditore. La coppia ha avuto sette figli. Oltre a essersi dedicata alla famiglia e all’educazione dei figli, Ursula von der Leyen si è impegnata politicamente, prima a livello locale e regionale; quindi è stata chiamata da Angela Merkel a far parte del governo della Repubblica federale. Nel periodo tra il 2005 e il 2019, è stata efficace ministro federale, responsabile per la famiglia e i giovani, poi del lavoro e degli affari sociali, quindi della difesa.
La cancelliera Merkel ha sempre potuto contare su di lei in questi anni, specialmente nei momenti critici del suo governo. Anche quando, al culmine della “crisi dei rifugiati”, Angela Merkel è stata messa sotto pressione non solo dall’opposizione e dall’opinione pubblica, ma anche dal suo stesso partito, Von der Leyen, che in tutti questi anni è stata anche vice-presidente della Cdu, le è sempre andata in aiuto e con abilità e capacità persuasiva nei suoi interventi e nei dibattiti ha difeso le decisioni della Merkel.
La nuova presidente della Commissione ha riunito attorno a sé un gruppo di persone, in numero pressoché paritario di uomini e donne, estremamente qualificati ed esperti, che saranno responsabili dei diversi ambiti di competenza dell’esecutivo Ue.
Per inciso, è la Commissione più giovane nella storia di questa istituzione.
In questi giorni i candidati commissari si stanno presentando al Parlamento europeo, che verificherà – mediante le audizioni – se sono adatti a svolgere il proprio compito, sia sul piano delle competenze sia rispetto a possibili conflitti di interesse. Nel presentare i candidati, la futura presidente ha precisato di non vedere in loro i rappresentanti dei rispettivi Paesi di origine, che difendono gli interessi di uno o dell’altro Stato membro, ma persone che servono unicamente ed esclusivamente gli interessi dell’Unione europea. Questo è proprio il compito della Commissione.