Inclusione sociale
Willi Nadolny ha raccontato a Bolzano l’esperienza della missione che la Chiesa evangelica ha avviato da oltre un secolo nella capitale tedesca per aiutare le persone senza fissa dimora. “Ognuno di loro ha una storia e spesso è difficile comprendere veramente come siano finiti a vivere in strada – ha spiegato -. Noi li accogliamo così come sono. Con la loro storia e con le loro scelte”
La stazione dello zoo di Berlino è una città nella città, diventata famosa in tutto il mondo grazie a Kai Hermann e Horst Rieck, giornalisti della rivista “Stern” che nel 1978 firmarono il libro autobiografico di Christiane Vera Felscherinow. Pagine in cui viene descritta una periferia nel cuore della città tedesca, divenuta fin dagli anni Settanta punto di ritrovo per lo spaccio di droga e la prostituzione di strada.
Dieci i binari della stazione, quattro dei quali dedicati alla metropolitana, lungo i quali ogni giorno si incrociano le strade di migliaia di persone. E ai margini di queste strade vive una popolazione di persone “invisibili”. Difficile dire con precisione quanti sono. Non hanno un tetto, ma sanno che possono contare su una “casa”, la Bahnhofmission am Berliner Zoo.
“La stazione dello zoo di Berlino venne aperta nel 1882 come semplice stazione ferroviaria – spiega il direttore della Bahnhofmission, Willi Nadolny –. Sei anni più tardi, nel 1894, per venire incontro ai bisogni delle persone che fin da allora vivevano attorno alla stazione, la Chiesa evangelica ha fondato la Bahnhofmission. Proprio nei giorni scorsi abbiamo festeggiato il 125° anniversario”.
Oggi a Berlino le Bahnhofmissionen sono tre e in tutta la Germania se ne contano 104.
“Cosa facciamo? Ogni giorno aiutiamo le persone a sopravvivere”.
Willi Nadolny è diretto. Dopo aver studiato per anni informatica e dopo aver imparato come districarsi nella rete virtuale, il 33enne tedesco è arrivato alla Bahnhofmission, dove prima come assistente sociale di strada e da gennaio di quest’anno come direttore, opera quotidianamente nella rete reale di strade e vicoli popolati da centinaia di “invisibili”, dove l’urgenza dei bisogni quotidiani non lascia spazio a tanti giri di parole.
Lunedì scorso ha raccontato l’esperienza della Bahnhofmission durante il convegno “Bolzano senzatetto – Per sentirsi a casa non basta avere un tetto sopra la testa”, organizzato dall’Università di Bolzano in collaborazione con la S. Vincenzo e l’associazione Volontarius. A invitarlo nel capoluogo altoatesino Lissi Mair, per anni giornalista nella sede dell’Ansa a Bolzano e che ora che è in pensione, è impegnata in prima linea nella promozione della cultura dell’accoglienza delle persone senza fissa dimora.
“A Berlino – spiega Nadolny – ci sono circa 3,6 milioni di abitanti. Di queste 50mila sono senza fissa dimora, vale a dire l’1,4%. Si stima che siano tra 6 e 12mila le persone senza tetto a tutti gli effetti. Ma è difficile avere un quadro preciso della situazione”.
Alla Bahnhofmission dello zoo di Berlino lavorano 19 persone stipendiate e 220 volontari. “Siamo aperti 24 ore su 24 – racconta Nadolny –. Ogni giorno alla nostra porta bussano da 600 a 700 persone. Non chiediamo loro i documenti. Li aiutiamo e basta. Abbiamo solo due regole: nella missione non c’è spazio per la violenza e per la droga. Persone violente o sotto l’effetto di stupefacenti non possono entrare”. Tre sono i servizi che la Bahnhofmission mette a disposizione: la mensa, il centro igienico-sanitario e l’assistenza di strada. Dall’inizio di ottobre operano nella missione anche un assistente sociale e uno psicologo.
“In mensa distribuiamo i pasti tre volte al giorno – prosegue – la colazione è dalle 6 alle 7; il pranzo va dalle 14 alle 18 mentre la cena è dalle 22 a mezzanotte”. Nei 150 metri quadrati della mensa ci sono 60 posti a sedere. Si mangia a turni. “Chi entra per mangiare prende posto e viene servito al tavolo – spiega Lissi Mair, che ha visitato la Bahnhofmission –. Non viene messa fretta a nessuno. I volontari guardano queste persone negli occhi, si prendono cura di loro. Poi, una volta che il gruppo ha finito di mangiare, viene fatto entrare il gruppo successivo. Questo non è solo offrire un pasto, questo è dare dignità a persone che per gran parte della società sono degli ‘invisibili’”.
Alla Bahnhofmission i senza fissa dimora hanno anche la possibilità di lavarsi. “Al centro igienico-sanitario che si trova accanto alla mensa – spiega Nadolny – ogni giorno cento persone possono fare la doccia. Noi mettiamo a disposizione della biancheria nuova, alla pulizia dei loro vestiti devono provvedere da soli. Questa è una forma per responsabilizzarli e per fargli comprendere che anche loro devono fare la loro parte”.
C’è un piccolo guardaroba, ma solo per casi eccezionali. La struttura dispone anche di 4 posti letto, ma vengono messi a disposizione solo per i viaggiatori. “E questo perché – chiarisce il direttore della Bahnhofmission – quando ti ritrovi davanti alla porta 150 persone che ti chiedono di dormire non vogliamo dover scegliere a chi dare un letto”.
“Alla nostra porta bussano persone che hanno circa 40 anni, 80% delle quali sono uomini – prosegue Nadolny –. In Germania tre quarti dei senza fissa dimora sono uomini. Pochi sono gli immigrati. La maggior parte sono persone dell’Europa dell’Est, della Polonia o dei Balcani. Ognuno di loro ha una storia e spesso è difficile comprendere veramente come siano finiti a vivere in strada. Noi li accogliamo così come sono. Con la loro storia e con le loro scelte. Quando incontriamo qualcuno che cerca di andare via dalla strada, allora li indirizziamo ad altri servizi, dove possono trovare aiuto”.
La Bahnhofmission dello zoo di Berlino è finanziata per tre quarti dal governo tedesco, il resto delle spese è coperto con offerte.Nadolny, come “motto” del suo intervento a Bolzano, ha scelto un versetto tratto dal libro del profeta Geremia: “Cercate il bene della città e pregate il Signore per essa, poiché dal bene di questa dipende il vostro bene”. “E questo – conclude – è quello che cerchiamo di fare ogni giorno alla Bahnhofmission”.