Anticipazione

Decolla la Conferenza sul futuro dell’Europa. Verhofstadt presidente? Spazio ai cittadini, scelti per sorteggio

Se ne parla da mesi ma nelle prossime ore potrebbe prendere forma. Lavori a partire dall’inizio del 2020, della durata di due anni. Si tratta di ridisegnare il processo d’integrazione politica ed economica dell’Ue rilanciandone la “legittimità democratica”. Coinvolte le istituzioni comunitarie, rappresentanti dei cittadini e della società civile. L’eurodeputato belga indicato da Macron quale possibile presidente

La “Conferenza sul futuro dell’Europa” può decollare. Approda oggi, 24 ottobre, alla conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari a Strasburgo; ci ha lavorato nelle scorse settimane la commissione parlamentare per gli affari costituzionali, sigla Afco (come anticipato ieri dal Sir); è stata oggetto di qualche scambio di telefonate tra leader politici e di pareri anche in sede di Consiglio europeo, dove siedono i capi di Stato e di governo.

Ma di cosa si tratta?

La proposta nasce dalla – tardiva – presa di coscienza che Ue e cittadini europei sono sempre più distanti. La “macchina democratica” dell’Unione è avvertita come “lontana”, troppo complesse le sue procedure, le sue istituzioni tacciate di scarsa legittimità democratica. Ma soprattutto ci si rende conto che la crisi economica, i flussi migratori, Brexit, le instabilità e i conflitti alle porte di casa (Ucraina, Siria, Libia…) dimostrano che l’Ue ha bisogno di ripensarsi, di rafforzarsi, di rendere più autorevole la propria voce sulla scena internazionale. Dal dopoguerra ad oggi si è infatti passati da una comunità del carbone e dell’acciaio a una unione economica e monetaria per giungere – lo si afferma di frequente – a una “comunità di valori”: passi avanti enormi (non sempre coerenti fra loro) che ora, in contesti storici, geopolitici, economici e culturali assai differenti, richiedono maggiore trasparenza, democrazia, partecipazione dei cittadini.Al termine del Consiglio europeo straordinario dello scorso 2 luglio, il presidente francese Emmanuel Macron aveva parlato dello svolgimento di una non ancora ben definita “Conference on the future of Europe”, della quale aveva fatto cenno in un suo importante discorso nel marzo precedente. Macron aveva addirittura annunciato, un po’ a sorpresa, il nome del suo presidente: l’eurodeputato belga Guy Verhofstadt, uno dei nomi eccellenti della politica europea. La cancelliera tedesca Angela Merkel aveva poi fatto balenare l’idea che tale Conferenza avrebbe dovuto rivedere il processo degli Spitzenkandidaten, per la scelta del presidente della Commissione Ue, processo che gli stessi Macron e Merkel avevano appena affondato in seno al Consiglio europeo, designando la tedesca Ursula von der Leyen alla guida del Collegio. E Von der Leyen, presentandosi al Parlamento europeo per essere eletta, aveva inserito l’idea della conferenza nel suo discorso programmatico.

A che punto siamo?

Volendo far decollare tale Conferenza, si giunge alla lettera che Antonio Tajani, presidente dell’Afco, ha inviato nei giorni scorsi al presidente dell’Europarlamento David Sassoli (della quale questa agenzia ha dato conto), sollecitando decisioni operative in materia. In una nota riservata si legge che “è giunto il momento di dare uno sguardo critico allo stato della democrazia europea e ai processi decisionali”. Per questo la Conferenza sul futuro dell’Europa dovrà “presentare proposte legislative e di altro genere che migliorino il carattere democratico dell’Unione, aumentino il coinvolgimento diretto dei suoi cittadini e rendano più trasparenti i suoi meccanismi, aumentando al contempo la capacità dell’Ue di agire nel mondo di domani”.

Come funzionerà?

In sostanza, stando a fonti Ue, la Conferenza (che potrebbe anche diventare la “Conference on the European Democracy”) avrà un mandato ufficiale, forse già a dicembre, dal Consiglio europeo e dall’Euroassemblea, basato su una proposta strutturata dalla Commissione. A quanto si apprende, vi saranno cinque “pilastri costitutivi” della Conferenza stessa, ovvero: Parlamento europeo, Commissione, Consiglio europeo, cittadini (riuniti in un’assemblea con 376 membri scelti per sorteggio tra coloro che vi si candideranno) e organizzazioni della società civile, comprendenti il Cese (Comitato economico e sociale Ue) e il CdR (Comitato delle Regioni). Dovrebbe quindi essere istituito un board di 16 membri che tirerà le fila dei lavori con prevedibile durata di due anni a partire dall’inizio del 2020. La presidenza del board spetterà a un membro del Parlamento europeo: e qui torna appunto il nome di Verhofstadt. Il quale potrà avvalersi, se le anticipazioni saranno confermate, di un “team esecutivo” e di un “gruppo di riflessione” composto da studiosi ed esperti (storici, economisti, filosofi, esponenti di think tank…).
Ulteriori particolari sulla Conferenza emergeranno nei prossimi giorni. Si sa, peraltro, che i lavori saranno ospitati proprio dall’Europarlamento nella sede di Bruxelles e che avranno ampia visibilità attraverso streaming e social network.