30° anniversario
Dichiarazione dei vescovi dell’Unione europea (Comece) in occasione del 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. “Invitiamo tutti gli europei a lavorare insieme per un’Europa libera e unita, tramite un rinnovato processo di dialogo che trascenda mentalità e culture, rispettando le nostre diverse esperienze storiche e condividendo le nostre speranze e aspettative per un futuro comune di pace”
“La caduta del muro di Berlino non è solo un evento del passato da celebrare, ma contiene anche una dimensione profetica. Ci ha insegnato che costruire muri tra i popoli non è mai la soluzione, ed è un appello a lavorare per un’Europa migliore e più integrata”. È uno sguardo rivolto al futuro per un’Europa più bella, chiamata anche oggi ad essere la casa di tutti, la Dichiarazione che i vescovi della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) hanno scritto in occasione del 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. Il testo è stato adottato e sottoscritto da tutti i vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Ue nel corso dell’Assemblea plenaria della Comece che si è tenuta dal 23 al 25 ottobre a Bruxelles sotto la presidenza del cardinale Jean-Claude Hollerich. “In tempi di nazionalismo rafforzato – afferma mons. Franz-Josef Overbeck, vicepresidente della Comece – la caduta del muro di Berlino ci ricorda vividamente, e non solo ai tedeschi,
il valore della libertà e il significato dell’Ue come progetto di pace”.
Quella notte di 30 anni fa rimane scolpita nella memoria di tanti: scorrono le immagini riprese dalle tv di tutto il mondo dei ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi su a vicenda; delle picconate al muro, e ancora gli abbracci, la gioia, l’emozione fino alle lacrime, lo stordimento per quanto stava accadendo. “La caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 – scrivono i vescovi – è stato uno degli eventi più importanti della storia europea degli ultimi decenni”. Era la fine di un lunghissimo e doloroso capitolo della storia che aveva forzatamente tenuto separate per ventotto anni intere famiglie. Era però anche il simbolo del crollo di un regime, la distruzione definitiva di una cortina di ferro che aveva diviso il mondo in due blocchi.
“Da questo momento in poi il mondo è cambiato”. L’abbattimento del muro di Berlino fu l’esito di una serie di eventi che consentirono il ritorno della libertà dopo più di 40 anni di regimi oppressivi nei Paesi dell’Europa centrale e orientali. I vescovi ricordano i cambiamenti avvenuti in Ungheria all’inizio del 1989 e le prime elezioni in Polonia a giugno di quell’anno. Ricordano gli sforzi compiuti da tanti europei che hanno “costantemente e pacificamente” lavorato per un cambiamento politico. E fanno riferimento anche all’importante ruolo svolto da San Giovanni Paolo II e al suo incoraggiamento,
“l’Europa ha bisogno di respirare con due polmoni!”.
In questi ultimi tre decenni, l’euforia si è trasformata in realismo, oggi forse in delusione. I vescovi nella Dichiarazione elencano una serie di problematiche aperte. “Non tutte le aspettative suscitate dalla caduta del muro” sono state “soddisfatte”. “Le ideologie, un tempo alla base della costruzione del muro, non sono del tutto scomparse in Europa e sono ancora oggi presenti, seppur in forme diverse”. Il processo di guarigione e riconciliazione è “tutt’altro che concluso”.
Per queste ragioni, la Dichiarazione della Comece si conclude con un appello. “Invitiamo tutti gli europei a lavorare insieme per un’Europa libera e unita, tramite un rinnovato processo di dialogo che trascenda mentalità e culture, rispettando le nostre diverse esperienze storiche e condividendo le nostre speranze e aspettative per un futuro comune di pace”. I vescovi indicano come via maestra da seguire la “cultura dell’incontro”. E concludono: “Invitiamo tutti a pregare Dio, il Signore della Storia, perché ci aiuti a dedicarci ad un’Europa guidata dallo Spirito Santo, che è l’origine e il fondamento della speranza, fonte e forza di un nuovo impegno per i valori su cui si fonda l’Europa: giustizia, libertà e pace”.