Disagio e sanità
La povertà e la mancanza di cultura si legano a prospettive di vita minori. Partendo dai dati dell’“Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello d’istruzione”, il Forum delle associazioni sociosanitarie, guidato da Aldo Bova, promuove, all’Istituto Serafico di Assisi, sabato 16 novembre, vigilia della terza Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco, il convegno “Salute diseguale. Agiamo sulla scia di Francesco”, occasione per fare il punto della situazione in Italia e lanciare un appello a istituzioni, associazioni, diocesi per un impegno comune a favore dei più deboli
La povertà ha tanti volti e tanti risvolti, anche quello di incidere sulla salute e sull’aspettativa di vita. Alla vigilia della terza Giornata mondiale dei poveri, istituita da Papa Francesco, il Forum delle associazioni sociosanitarie, presieduto da Aldo Bova, promuove, all’Istituto Serafico di Assisi, un convegno sul tema: “Salute diseguale. Agiamo sulla scia di Francesco”. La povertà e la mancanza di cultura si legano, infatti, a prospettive di vita minori. Durante l’appuntamento saranno illustrati i dati dell’“Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello d’istruzione”, realizzato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà, in collaborazione con l’Istat. “Le persone meno istruite di sesso maschile rispetto alle più istruite mostrano in tutte le Regioni una speranza di vita inferiore di tre anni (tra le donne un anno e mezzo), gap che si somma allo svantaggio delle regioni del Mezzogiorno dove i residenti perdono un ulteriore anno di speranza di vita, indipendentemente dal livello d’istruzione”, si legge nell’Atlante. In particolare, “la quota di mortalità attribuibile alle condizioni socio-economiche e di vita associate al basso titolo di studio è pari al 18% tra gli uomini e al 13% tra le donne”.
La salute diseguale, legata a povertà e poca cultura, con le sue drammatiche conseguenze fa sentire il suo peso specialmente in alcuni settori, come quello oncologico. “In uno studio realizzato dall’Istituto Pascale di Napoli su 3.400 persone in trattamento con chemioterapia – ricorda Bova – è emerso che tra i più poveri e i più incolti muore il 30% dei pazienti, mentre tra i più ricchi e i più colti ne muore circa il 10%. Ciò non è dovuto a una diversa terapia farmacologica che è uguale per tutti, ma a condizioni personali psicofisiche.
I medici che hanno condotto lo studio parlano di risultati ‘sorprendenti’.
Ora il Pascale, in collaborazione con altri centri oncologici, cercherà di trovare delle risposte, ma, in generale, potremmo pensare che i più poveri e più incolti vivono una situazione di stress e di difficoltà familiare che incide persino nella risposta a una giusta terapia”. Un altro campo in cui povertà e mancanza di cultura incidono pesantemente è “quello delle malattie mentali e del sistema neurovegetativo, come pure quello della riabilitazione. Nelle famiglie più ricche e colte una malattia mentale o la necessità di una riabilitazione sono un fatto serio ma c’è la possibilità di rivolgersi a professionisti di alto livello e anche di fare terapie costose che non sono garantite dal Sistema sanitario nazionale. Tra l’altro, al Sud i posti per la riabilitazione sono pochissimi: chi è ricco e colto ha anche un mondo di relazioni che lo agevola nella ricerca della struttura adatta, spesso privata e, quindi, troppo cara per un povero”. Per Bova, “ulteriore campo di disuguaglianze è quello del fine vita quando i pazienti hanno bisogno di assistenza negli hospice, dove alla preparazione si deve accompagnare amore e spirito di accoglienza.
Ma al Sud anche gli hospice sono veramente pochi”.
Il Forum sociosanitario, che ha come sua finalità la promozione e la tutela della vita e della salute, “ritiene suo dovere – spiega il presidente – agire di fronte a questa situazione, innanzitutto facendo conoscere tale problematica”. Nasce così il convegno di Assisi, “luogo simbolo dell’amore per i poveri”, che diventa occasione per “affidare il Forum a San Francesco”. Per superare le disuguaglianze nella salute, “il primo passo è migliorare il livello culturale, poi le condizioni economico-finanziarie, un avvicinamento del Sistema sanitario nazionale alla gente con una migliore sanità a livello territoriale – l’auspicio di Bova -. In questo impegno contro la sanità diseguale il Forum chiama a raccolta altre associazioni, cristiane e non, e le Istituzioni, a partire dal ministero della Salute, Regioni, Asl e Distretti territoriali”. All’incontro di Assisi è stato invitato il ministro della Salute: “Nel caso in cui non dovesse venire, chiederemo, subito dopo, di essere ricevuti per parlare della questione mostrandone l’urgenza”. Il Forum, poi, con le sue strutture locali, “cercherà di agire con gli assessori alla sanità e i presidenti delle Regioni affinché si adottino provvedimenti per vincere le disuguaglianze. Vorremmo coinvolgere anche le diocesi e gli uffici di pastorale della salute. Da Assisi, infatti, vorremmo ripartire con
un programma nazionale di azione e serviranno tutte le forze possibili per attuarlo”.
Come si può realizzare questo progetto del Forum a sostegno dei più poveri in un periodo di crisi e tagli al welfare? “Insieme al ministero della Salute e alle Regioni bisogna studiare dove ricavare fondi. Ad esempio, attraverso una cultura della giusta terapia medica, senza eccessi. La Società italiana di medicina interna ha documentato che un paziente settantenne che prende 6 compresse al giorno se si sente male e va in ospedale quando sarà dimesso ne prenderà 8 e così via. È stato calcolato che, se si dà alle persone, specialmente alle più anziane, la giusta terapia, si possono risparmiare circa 4 miliardi di euro”. Bova prosegue nella denuncia: “È poi documentato che si sprecano altri miliardi per varie illegalità: noi chiediamo che ci siano più controlli. Un altro problema è legato alla medicina difensiva, che, a causa delle numerosissime cause intentate contro i medici, ha visto crescere gli accertamenti richiesti e i giorni di ricoveri”. E, conclude il presidente del Forum, “ancora in ospedale ci sono sprechi grandissimi per i pasti dei pazienti che si buttano.
Combattere tutto questo agevolerà il risanamento della sanità”.