Editoriale

L’angelo Bernadette

L’angelo annuncia. E’ la sua missione nel mondo: farsi tramite del pensiero di Dio, portarlo dall’alto dei cieli a noi. E’ così da sempre: dall’annunciazione alla notte santa, per stare nei temi e nei tempi del natale che stiamo per vivere. Sarà per questo che, dopo aver conosciuto Bernadette, si resta immersi in un mistero in cui sembrano di casa le stesse creature che hanno annunciato la nascita di un Bambino molto speciale e unico, venuto per salvare il mondo.

L’angelo annuncia. E’ la sua missione nel mondo: farsi tramite del pensiero di Dio, portarlo dall’alto dei cieli a noi. E’ così da sempre: dall’annunciazione alla notte santa, per stare nei temi e nei tempi del natale che stiamo per vivere.
Sarà per questo che, dopo aver conosciuto Bernadette, si resta immersi in un mistero in cui sembrano di casa le stesse creature che hanno annunciato la nascita di un Bambino molto speciale e unico, venuto per salvare il mondo.
Anche Bernadette è una bambina, ha più dita in una mano che anni. E’ una presenza silenziosa nella sua casa come nella nostra diocesi: Bernadette non piange, non parla, non cammina, neppure mangia come si mangia di solito. Ma è una presenza che riempie. Riempie la cucina dove il suo letto bianco troneggia tra angioletti, tubi che la alimentano, siringhe che la curano e un braccialetto rosa col rosario. Riempie il cuore di chi la guarda e riempie la mente di domande senza risposta. Mentre le instancabili mani della sua mamma, che passa i giorni accudendola, le danzano attorno, silenziose e canterine. Mani lievi, sorridenti e grate.
E’ dono questa piccola, misteriosa anche per la medicina che la riassume in una riga, nel nome di una malattia rarissima. I suoi occhioni spalancati e ciechi – ma neri e parlanti confida la mamma – non invocano bensì elargiscono amore. Le sue piccole morbide mani non si ritraggono al tocco ma stringono le dita che le si offrono.
No, non sarà natale senza il mistero che anche Bernadette è: quello di saper generare amore. E non solo in mamma e papà. Bernadette fa sovvertire i canoni, manda a gambe all’aria ogni pensiero già pensato prima dell’incontro. E’ il più grande degli oceani quello che divide il dire dal fare, come il supporre dallo sperimentare.
Incontrare Bernadette significa capire un po’ di più quanto Anselm Grun, monaco benedettino tedesco, ha di recente scritto: “Quando incontriamo gli angeli, essi non ci rivelano solamente il mistero del Natale, ma anche il mistero del nostro stesso diventare uomini e donne” (ne “L’angelo del Natale sia con te!”, ed. Messaggero di Padova, 2019).
La sua mamma racconta che vede (non sente o immagina) l’amore della sua piccola in tanti cuori che, in questi pur pochi anni, ha fotografato quasi ogni giorno. Ne ha immortalati a centinaia: nella pappa di Bernadette, nella crema di Bernadette, nella marmellata della colazione, in un ricciolo del tubicino, nella schiuma del bagnetto, in nuvole che passano alte sopra il cielo della loro stanza, nel vapore di una finestra d’inverno. L’amore di Bernadette arriva a frotte di cuori.
Ingenue visioni? Per i più sì, ne siamo consapevoli. Ma certificate foto su foto. Ingenue per chi non conosce né bambina né l’atmosfera di una cucina dove la tensione della malattia si è fatta canto, e incanto, di tenerezza. La sua mamma è concreta e vigile, pronta ad intervenire per far superare alla sua bimba le crisi che la colpiscono e la stremano; ma al contempo è una mamma che ha trasformato la casa in un nido di angeli e cuori, perché angelo è per lei la sua bimba, dono del cielo.
Quale mamma non ha pensato lo stesso? E cosa avrà pensato Maria quella notte di fronte al sommo dei prodigi: eccolo, nato da lei, l’impossibile e straordinario Bambino? Perché anche “Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo” (Papa Francesco, Admirabile signum, 1° dicembre 2019).
Mentre natale s’avvicina a grandi passi, ognuno cerchi allora il suo angelo: ci sono tante creature che ci stanno accanto per renderci un po’ speciali. A volte è un bimbo, come Bernadette o come Sara, Elisa ed Ema (che abbiamo conosciuto in un anno di cronache de Il Popolo). Altre un malato indifeso, o un anziano fragile, o una mamma rimasta sola, che lotta per le sue creature contro un mondo dove i cattivi sembrano avere la meglio. Sono tutti angeli annuncianti: non se stessi, ma il prodigio dei prodigi. Sta per nascere un’altra volta. Accogliamolo.

(*) direttore “Il Popolo” (Pordenone)