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Natale: mons. Sanguineti (Pavia), “è memoria di una nascita, non trasformarlo in festa dell’inverno”

“La festa del Natale può parlare a tutti e chiede di non essere ridotta a un simbolo evanescente, a un rito sociale e consumistico, a una stucchevole evocazione di ‘buoni sentimenti’”. Natale “è memoria di una nascita: si tratta della nascita di una persona reale che è parte della storia e ha un nome: si chiama Gesù. Non è giusto, né intelligente trasformarla in una ‘festa dell’inverno’, magari con la scusa di non offendere chi non è cristiano”. Così mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, nell’editoriale del settimanale diocesano “Il Ticino”, intitolato “Natale 2019: alla scuola di Francesco riscopriamo il segno antico del presepe”. Nel richiamare la recente lettera apostolica “Admirabile signum” sul significato e il valore del presepe, firmata dal Papa a Greccio, il presule afferma che il presepe è un “segno che parla, in modo particolare ai credenti”, ma “ha una capacità di toccare e muovere il cuore di ogni persona aperta e disponibile a incontrare il mistero”. Del resto, “un fragile bambino, che nasce nella povertà di una grotta, circondato da angeli e pastori, non è forse un messaggio di tenerezza che tutti possono raccogliere?”. Ecco perché, conclude mons. Sanguineti, “vale la pena fare il presepe nelle case, nei luoghi di lavoro e di studio, negli ambienti di vita e di relazioni, provando a metterci in ascolto, magari nel silenzio, uscendo per qualche momento dal rumore, dalla frenesia dei regali, dai preparativi del pranzo natalizio”.