Acli

Lavoro. Quattro sfide da affrontare

La proposta delle Acli al ministro del Lavoro

“L’Italia necessita di una profonda riorganizzazione del mercato del lavoro che affronti insieme quattro sfide”: lo ha detto, oggi pomeriggio, Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, in occasione dell’incontro con il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, alla quale Olivero ha presentato le proposte di riforma del mercato del lavoro e sull’occupazione giovanile elaborate dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli).

Quattro sfide. La prima sfida per il presidente delle Acli è “creare più efficienza. Favorire l’incontro domanda-offerta migliorando i servizi e riorganizzando l’intera filiera dell’istruzione, superando il disallineamento tra saperi e competenze”. La seconda è “realizzare una maggiore equità” superando “il dualismo oggi esistente nel mercato del lavoro tra comparti economici e lavoratori protetti e settori e relativi lavoratori completamente senza tutele”; la terza “concorrere a riorganizzare il sistema economico. L’esteso tessuto di piccolissime imprese che caratterizza l’economia italiana si dimostra sempre più inadeguato a competere nello scenario della globalizzazione. Le nuove regole del mercato del lavoro possono favorire la crescita dimensionale delle imprese”. L’ultima è “realizzare un forte investimento verso le giovani generazioni. Se non s’interviene subito per riequilibrare le condizioni del mercato del lavoro a favore dei giovani, si rischia di mettere una pesante ipoteca sul futuro del Paese”.

Contratto prevalente. Fulcro della proposta delle Acli è “l’introduzione di un contratto prevalente a tempo indeterminato per tutti i lavoratori dipendenti neoassunti”. L’obiettivo è duplice: da un lato, “semplificare il sistema attuale riducendo i contratti di lavoro a poche e specifiche tipologie”; dall’altro, “combattere il lavoro precario e l’utilizzo spesso distorto del lavoro parasubordinato”. Restano in vigore “le sole altre forme contrattuali del lavoro dipendente riconducibili all’apprendistato, alle assunzioni a termine per sostituzione, al lavoro stagionale e alla somministrazione di lavoro, al telelavoro o lavoro a domicilio e al contratto di stage”. Il contratto prevalente prevede “un periodo iniziale d’ingresso di durata massima di tre anni e una successiva stabilizzazione. Durante i primi tre anni è possibile la risoluzione del rapporto di lavoro, fermo restando il divieto di licenziamento con carattere discriminatorio”. È inoltre opportuno prevedere “riduzioni degli oneri contributivi (per tre anni) per le aziende che intendono stabilizzare i lavoratori”.

Formazione permanente. I contratti a collaborazione “sono utilizzabili solo per qualifiche e specializzazioni elevate ed esclusi per quelle basse stabilite dai contratti di lavoro” per contrastare gli abusi perpetrati “configurando come lavoro a collaborazione prestazioni lavorative a evidente carattere di lavoro dipendente subordinato”. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, “è necessario estendere il trattamento di cassa integrazione guadagni e i contratti di solidarietà a tutti i settori produttivi e a tutte le tipologie contrattuali”. In caso di perdita del lavoro “si dovrà estendere l’indennità di disoccupazione a tutte le tipologie contrattuali e a tutti i lavoratori che abbiano maturato 6 mesi di lavoro”. Le Acli propongono anche “di estendere ad ogni lavoratore il diritto alla formazione permanente”. Per contrastare “l’incivile pratica delle dimissioni in bianco è necessario introdurre per il lavoratore la possibilità di revocare, entro 3 giorni dal rilascio, le dimissioni comunicate al datore di lavoro”. Estendere il diritto alla conciliazione tra vita e lavoro, secondo le Acli, “può favorire in modo diretto l’occupazione femminile”. In particolare si propone di “ridurre il cuneo fiscale per le aziende che favoriscono l’occupazione femminile”, “prevedere un’indennità in caso di maternità per le donne nel lavoro autonomo o/e che sono in condizione di lavoro parasubordinato”, “prevedere la possibilità per entrambi i genitori, alternativamente, di astenersi dal lavoro durante le malattie del bambino di età inferiore a otto anni”, “costituire fondi ad hoc finanziati dai lavoratori attraverso un meccanismo di mutualità”, “introdurre forme di orario di lavoro flessibile e familyfriendly”.

Per i giovani. Il piano nazionale per l’occupazione giovanile proposto dalle Acli si fonda su cinque linee strategiche di azione: più esteso impiego del nuovo apprendistato; l’utilizzo generalizzato degli stage e dei tirocini; l’adeguamento dell’istruzione e il potenziamento dell’offerta di formazione professionale; il miglioramento delle politiche attive specie per ciò che concerne l’inserimento lavorativo e l’intermediazione di manodopera; la fiscalità di vantaggio per favorire l’imprenditoria giovanile. Per le Acli, “bisogna andare avanti su questa strada”. In particolare “per le aree a più lenta propensione alla crescita e nel Mezzogiorno, è necessario offrire specifiche condizioni di fiscalità di vantaggio e incentivi per promuovere nuova occupazione giovanile e femminile, maggiori investimenti in ricerca e innovazione”.