CHIESE IN BREVE
Portogallo: elezioni politiche, la voce dei cattolici
In vista delle elezioni Legislative che si svolgeranno domenica 4 ottobre, la Federazione portoghese per la vita (Fpv) ha inviato una lettera aperta ai 22 partiti politici rappresentati in Portogallo, affinché manifestino pubblicamente “la loro posizione in relazione alla difesa della vita umana e della famiglia, quali elementi fondamentali della società”. L’associazione cattolica considera che il tipo di risposta fornito alle sei domande formulate nella missiva su entrambe le tematiche possa “aiutare gli elettori che si riconoscono nei valori cristiani a meglio formulare la loro scelta di voto”. “L’importanza della vita umana è indipendente dal suo stadio di sviluppo o dalle sue capacità”, si legge nel documento a proposito dei quesiti riguardanti l’aborto, la procreazione medicalmente assistita e l’eutanasia. Per ciò che concerne la famiglia, la Federazione ricorda che non si tratta solo del luogo onde si genera la vita, ma che “essa è per eccellenza anche il nucleo sociale dove l’uomo può trovare, in caso di difficoltà, il maggiore aiuto e la migliore protezione”. Gli interrogativi presentati ai partiti su quest’ultimo tema riguardano la loro opinione rispetto alla Legge di sostegno alla maternità, alla paternità e al diritto alla nascita, sul quoziente familiare, e sulle concrete misure di appoggio alla natalità, al fine di invertire la crisi demografica: “Senza la famiglia non c’è popolo, non ci sono lavoratori né Stato sociale, non esiste il Portogallo”, conclude la lettera della Fpv. A loro volta, anche la Caritas portoghese, la Commissione nazionale Giustizia e Pace, e la Società di San Vincenzo de’ Paoli hanno rivolto un pubblico appello ai partiti affinché “annuncino previamente i loro programmi di sostegno economico e sociale alle persone più povere, e le misure che intenderanno prendere in materia di salute ed educazione”, che le tre associazioni considerano dovranno essere tra le prioritarie occupazioni del prossimo governo portoghese.
Germania: le Chiese celebrano l’unità del Paese
Sabato 3 ottobre ricorre il 25° anniversario della riunificazione della Germania. Per l’occasione il presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), cardinale Reinhard Marx, e il presidente del Consiglio della Chiesa protestante in Germania (Ekd), il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, hanno pubblicato un documento comune nel quale si evidenzia con forza come la recente storia della Germania unita sia un successo, nonostante tutte le differenze che esistono ancora su vari livelli, in particolare economico, sociale e di risorse per i giovani. Scrivono i presidenti che nel 1989 “la rivoluzione pacifica dei cittadini della Ddr aveva abbattuto il muro di Berlino, che aveva diviso la Germania e l’Europa. Le Chiese erano per molti versi coinvolte in questa convergenza: come luoghi di preghiera, per l’incoraggiamento e per la comprensione”. Per Marx e Bedford-Strohm, “la Germania ha trovato con successo il suo nuovo ruolo in un’Europa pacifica e unita, nonostante siano state molte le difficoltà nei processi interni di convergenza”. Nel dimostrare che “la Germania unita è una forza di pace” questa forza deve andare di pari passo con l’assunzione di nuove responsabilità: “Questa responsabilità si rivolge oggi, per esempio, alla domanda su come affrontare i tanti sfollati che giungono nel nostro Paese”. Il documento più avanti precisa come “la coesistenza della casa comune europea” sia una parte “indispensabile della ragion di Stato della repubblica federale di Germania”. Quindi, concludono Marx e Berford-Strohm, “il sostegno al progetto di riconciliazione e unificazione europea rimane un obbligo e una preoccupazione sincera della Germania unita al centro del continente”.
Francia: piano della diocesi di Parigi per i rifugiati
Un “piano” di azione a tre livelli per rispondere all’appello di Papa Francesco ad aprire le porte delle parrocchie ai rifugiati. Tutti sono coinvolti: parrocchie, diocesi e associazioni. A predisporlo è l’arcidiocesi di Parigi e a presentarlo è stato nei giorni scorsi monsignor Renauld de Dinechin, vescovo ausiliare di Parigi nonché responsabile della pastorale dei migranti. “Se è responsabilità dello Stato – scrive sul sito dell’arcidiocesi parigina il vescovo – organizzare alloggi di emergenza, c’è una cosa che lo Stato non ha la capacità di fare ed è quella di creare legami personali. Perché la comunità cristiana è esperta in relazioni umane”. Il piano chiama in causa le parrocchie: in ogni comunità, sarà predisposta una équipe che avrà il compito di capire come rispondere all’appello di Papa Francesco. L’équipe sarà composta da un tutor per accompagnare i rifugiati, da una persona che si occupa della sistemazione negli alloggi, da una persona che provvede al finanziamento del progetto. Ci sarà poi chi assicura il contatto costante con i servizi sociali e chi con la comunità parrocchiale.