VOTO IN CATALOGNA
Le elezioni locali del 27 settembre sono state trasformate in una sorta di referendum pro o contro l’indipendenza. La posta in gioco, i valori-guida
Si avvicinano le elezioni in Catalogna del 27 settembre. Artur Mas, il presidente della Generalitat, lunedì 3 agosto aveva firmato il decreto per convocare in questa data il ricorso anticipato alle urne per il Parlamento regionale. Si tratta di un voto che Mas ha trasformato in un referendum sull’indipendenza di Barcellona da Madrid.
Le coalizioni in campo. Le principali coalizioni che si presenteranno alle elezioni del 27 settembre sono tre: “Junts pel sì” (“Uniti per il sì”), “Catalunya Sí que es Pot” (“Catalogna, si può fare”) e Ciutadans, la versione “catalana” di Ciudadanos. “Junts pel sì” è una coalizione che unisce sia conservatori (come Mas) sia indipendentisti con posizioni chiaramente di sinistra: la coalizione ha come obiettivo l’indipendenza, a prescindere dalle differenze politiche tra i partiti che ne fanno parte. “Catalunya Sí que es Pot” è una coalizione che unisce partiti di sinistra ed è vicina a Podemos, il partito “contestatore” di sinistra fondato nel 2014. “Catalunya Sí que es Pot” è a favore di un aumento dell’autonomia della Catalogna, ma non della sua indipendenza totale dalla Spagna. In Catalogna la questione relativa all’indipendenza è discussa da anni e secondo un recente sondaggio i cittadini catalani sembrano equamente divisi tra quelli pro e quelli contro l’indipendenza. Il sistema elettorale catalano è, però, proporzionale e anche senza la maggioranza dei voti “Junts pel sì” potrebbe ottenere la maggioranza in Parlamento (68 seggi su 135). Mas ha già fatto sapere che secondo lui la maggioranza in Parlamento (anche senza la maggioranza dei voti) sarebbe sufficiente per intraprendere la strada verso una “dichiarazione unilaterale d’indipendenza” della Catalogna, che dice di voler ottenere entro 18 mesi. La questione è complessa e vede la forte preoccupazione del governo centrale di Madrid, che teme lo sgretolarsi del Paese. Anche da Bruxelles si avverte Barcellona, come era stato fatto lo scorso novembre al tempo dell’autoconvocato referendum sulla secessione, che un percorso indipendentista porterebbe la Catalogna fuori dall’Ue.
La voce dei vescovi. In vista di queste elezioni, i vescovi della Catalogna hanno diffuso una nota, nella quale sottolineano che le prossime votazioni potrebbero avere “una notevole importanza storica” e di qui la scelta di “contribuire alla riflessione dei cittadini della Catalogna, con la luce che ci viene dal Vangelo di Gesù Cristo, consapevoli che sono in gioco questioni decisive a livello istituzionale, politico e sociale. Nel quadro democratico, crediamo che anche la nostra voce, fatta sentire con spirito di servizio, possa arricchire il dibattito attuale sul presente e il futuro del nostro Paese”. I presuli sottolineano: “Manifestiamo il nostro amore per la Patria catalana, che la Chiesa ha voluto servire dagli inizi, e il nostro rispetto per la legittima diversità delle opinioni che si assoggetteranno alla votazione”, dicono i vescovi.
Nuove sfide. “In questi ultimi anni – fanno notare i presuli – si sono manifestate nuove sfide e nuove aspirazioni che toccano la forma concreta nella quale il popolo della Catalogna deve organizzarsi e come si vuole relazionare con i popoli fratelli della Spagna, nel contesto europeo. Non tocca alla Chiesa proporre un’opzione concreta, ma difendiamo la legittimità morale di tutte le scelte politiche che si basano sul rispetto della dignità umana inalienabile delle persone e dei popoli e che cercano con costanza la pace e la giustizia”. I vescovi ricordano “il dovere di tutti i cittadini a partecipare attivamente alle elezioni come una maniera per esercitare la propria responsabilità nella ricerca del bene comune e molto di più in un momento cruciale, come quello che stiamo vivendo, che può avere conseguenze di lungo periodo”. Per questo, “è necessario che ciascuno esprima, attraverso il voto, le proprie scelte, tenendo presente i grandi valori che devono sorreggere la società, come il rispetto dei diritti delle persone, delle famiglie e delle istituzioni, così come l’onestà e la trasparenza della gestione pubblica”; e ancora, “la rigenerazione della politica, pensata in una visione ampia, e che dia priorità alla giustizia e attenzione ai più deboli e a coloro che soffrono il peso della crisi economica”.
Per una società più giusta. I presuli della Catalogna evidenziano anche la necessità di “continuare a potenziare la convivenza della società catalana dentro la pluralità delle idee, convinzioni, scelte e sentimenti, che vuol dire animare la costruzione di una società democratica, solidale, accogliente verso gli immigrati, rispettosa di tutte le sensibilità e volta alla difesa delle libertà”. Occorrerà anche “continuare a lavorare per sradicare gli effetti negativi della crisi economica, cercando percorsi che permettano di migliorare la situazione di tante persone che sono disoccupate, che vivono nelle ristrettezze, nella povertà o nell’emarginazione”. “Preghiamo Nostra Signora di Montserrat, patrona della Catalogna, che interceda affinché il nostro popolo sappia discernere bene tra le varie opzioni e trovi percorsi per costruire un futuro più giusto e più fraterno, aperto solidalmente alla realtà degli altri popoli del mondo”.