Bombe d'acqua nel Nolano

Famiglie in ginocchio. Non si può rimanere in silenzio

Parla il vescovo Beniamino Depalma: “Diverse abitazioni sono state inondate dal fango e sono tuttora inagibili. Nel Vallo di Lauro il disastro è economico: questa pioggia terribile ha distrutto il lavoro di un anno nei campi: noci, nocelle e olive sono la ricchezza di quella zona e sono andate distrutte”. E ancora: “La popolazione si sente sola, abbandonata. Adesso bisogna ripulire le case, ma con quali soldi? Queste non sono zone ricche”. L’appello al presidente della Regione Campania

Violenti temporali, pioggia insistente e vere e proprie bombe d’acqua hanno provocato nei giorni scorsi ingenti danni in alcuni territori della diocesi di Nola. “Il Vallo di Lauro e il Vallo del Baianese sono stati colpiti in maniera spaventosa”, spiega al Sir il vescovo, monsignor Beniamino Depalma. “Di fronte a questo dramma – prosegue – non si può rimanere in silenzio”. Oggi il presule invierà una lettera al presidente della regione Campania Stefano Caldoro, nella quale chiederà di “intervenire per proteggere il popolo che Dio” gli ha affidato.

Eccellenza, il maltempo dei giorni scorsi ha causato molti problemi?
“Le abbondanti piogge, che hanno colpito il nolano, hanno provocato panico nella popolazione, danni impressionanti e disagi enormi in tanti comuni (Nola, Cicciano, Camposano, Roccarainola, Tufino, Polvica…). Ci sono stati anche alcuni feriti e tanti sono stati salvati dalle forze dell’ordine o dai familiari. La gente è molto preoccupata per gli effetti devastanti dello straripamento dei Regi Lagni a Cicciano, dove è crollata una parte del muro di contenimento nell’alveo al confine con Camposano, con allagamento nell’area dell’alveo Avella. Alberi e detriti hanno ostruito i Regi Lagni, principalmente per la mancata pulizia, chiesta, per altro, dalla popolazione e dalle amministrazioni locali da anni”.

Lei parla di danni impressionati…
“Sì, nella zona del Baianese, a causa dello smottamento dei Regi Lagni, in poche ore i margini si sono rotti e l’acqua melmosa velocemente ha attraversato le campagne, distruggendo tutto, arrivando anche nei paesi. Diverse abitazioni sono state inondate dal fango e sono tuttora inagibili. Nel Vallo di Lauro il disastro è economico: questa pioggia terribile ha distrutto il lavoro di un anno nei campi: noci, nocelle e olive sono la ricchezza di quella zona e sono andate distrutte”.

Secondo lei c’è stata un’attenzione adeguata a quanto è successo?
“La mia meraviglia, anzi la mia sofferenza è che la stampa, anche locale, non si sia occupata di questo disastro: la popolazione si sente sola, abbandonata. Domenica scorsa, in occasione della festa del patrono di Nola, San Paolino, ho incontrato il presidente della Regione Stefano Caldoro e gli ho chiesto di avere a cuore quanto è successo. Il presidente mi ha assicurato che avrebbe dichiarato il disastro ambientale. È necessario un aiuto: ho visto con i miei occhi le campagne attorno al Regio Lagno coperte dal fango, che ora si è indurito con il caldo e sarà un problema toglierlo. Le coltivazioni sono state distrutte e moltissime famiglie resteranno in ginocchio. Il fango è entrato anche nelle case. Adesso bisogna ripulirle, ma con quali soldi? Queste non sono zone ricche”.

Dopo l’incontro di domenica, oggi invierà una lettera al presidente della Regione Caldoro: cosa gli scriverà?
“Gli ricorderò che ogni qual volta il cielo si fa scuro e promette tempesta, tutti tremano e cominciano ad avere tanta paura, soprattutto anziani, bambini e diversamente abili. Perciò, gli chiederò di intervenire e di fare quanto è nelle sue possibilità per evitare in futuro vere catastrofi e, innanzitutto, per dare un po’ di serenità alla nostra gente, già provata da altri problemi. So che Caldoro è una persona molto sensibile e attenta ai bisogni reali delle persone e spero che accoglierà questo mio ‘grido’ di dolore”.

Certamente la violenza del maltempo ha fatto la sua parte, ma c’è qualcosa che non ha funzionato?
“Da quanto è successo dobbiamo imparare una lezione: serve la manutenzione. Si devono curare i Regi Lagni, che sono stati una grande invenzione raccogliendo tutte le acque piovane dalle montagne, ma se non c’è manutenzione succedono tragedie. Come Chiesa vogliamo far conoscere il disastro che c’è stato, poi ognuno si assumerà le sue responsabilità”.

Cosa può fare la Chiesa di fronte ad eventi del genere?
“Come Chiesa chiediamo, innanzitutto, che le istituzioni siano attente al territorio e alla sua salvaguardia. Accanto alla prevenzione, c’è anche bisogno di diffondere tra le persone una nuova cultura di corresponsabilità. Certamente, lo Stato deve fare la sua parte, ma anche i cittadini devono dare la loro collaborazione. È un problema culturale. Non si può dire: a me non interessa, ci pensa lo Stato. Nei cittadini si deve risvegliare questa corresponsabilità per mantenere tutto a posto. A questo devono lavorare la società civile, le istituzioni e anche la Chiesa formando le coscienze: fede significa anche preoccuparsi che il territorio sia conservato come il Padreterno ce lo ha donato. La dimensione sociale della fede è sicuramente importante”.