Campania oltre il limite

Carceri al collasso: per fortuna non manca l’aiuto dei volontari

Nonostante il decreto ”svuotacarceri”, la popolazione carceraria è ancora superiore alla capienza consentita. Molte le iniziative messe in campo dal mondo cattolico: il ”Progetto carcere” dell’Azione Cattolica, la casa d’accoglienza ”Liberi di volare” della diocesi di Napoli. Previste anche 20 borse di lavoro per detenuti residenziali, in affido ed ex detenuti, presso alcune cooperative e aziende”

Le carceri in Campania scoppiano. Al 31 maggio, secondo i dati del ministero della Giustizia, nelle 17 carceri campane i detenuti presenti erano 7.586. La capienza regolamentare complessiva sarebbe di 6.087 detenuti. Invece, i detenuti usciti dagli istituti penitenziari per gli effetti della legge 199/2010 (cosiddetta “svuotacarceri”) dall’entrata in vigore fino al 31 maggio 2014 sono stati 1232. Malgrado ciò la situazione resta critica. Soprattutto a Poggioreale, a Napoli. Per migliorare le condizioni del sistema carcerario regionale, il 20 maggio a Roma, è stato firmato il protocollo d’intesa tra ministero della Giustizia, Regione Campania, Anci Campania, Tribunale di Sorveglianza di Napoli, Tribunale Sorveglianza di Salerno. L’accordo individua, tra gli obiettivi prioritari, interventi in materia di edilizia penitenziaria e di formazione-lavoro.

Progetto carcere. Si chiama “Progetto carcere” l’iniziativa portata avanti dal 2008 dall’Azione cattolica diocesana di Napoli nel carcere di Poggioreale. “Il progetto – spiega Antonio Spagnoli – ha l’obiettivo di farci prossimi ai detenuti all’interno del carcere, ma anche fuori. Ai 9 volontari presenti in carcere, si aggiungono tantissime associazioni parrocchiali di Ac che sul territorio sono accanto alle famiglie dei detenuti”. I nove volontari vanno in carcere almeno una volta alla settimana: “La nostra gioia è enorme quando qualcuno si apre a un cammino di conversione. Ciò è accaduto più volte. Accompagniamo alcuni che si confessano e fanno la comunione per la prima volta. Ricordo la preghiera scritta da un detenuto colombiano in occasione della sua prima comunione: un ringraziamento a Dio per la carcerazione perché è stata la via per capire il senso vero della vita”. Grande è l’impegno anche della Comunità di Sant’Egidio in quasi tutte le carceri campane, come spiega il portavoce, Antonio Mattone, con “catechesi e anche momenti di festa”. “Un’iniziativa interessante è stata avviata dopo Natale nell’Istituto penale per minorenni di Nisida: i ragazzi preparano i pasti per i senza fissa dimora e i volontari della Comunità di Sant’Egidio li consegnano ai destinatari”, ricorda. Nel periodo estivo “organizzeremo concerti e feste”.

Molti problemi. “Il carcere di Secondigliano – dichiara il direttore, Liberato Guerriero – non soffre per il sovraffollamento, perché i detenuti sono in celle a due posti. Certo, la struttura presenta alcuni problemi, ma facciamo grossi sforzi per la manutenzione”. In questo momento di grande crisi, secondo Guerriero, “il dramma, paradossalmente, per alcuni detenuti è il giorno del fine pena”. Per Carmineantonio Esposito, presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, “il problema più grave è il sovraffollamento, a Poggioreale più che altrove”. Certo, “c’è un risveglio sul piano dell’efficienza, della solidarietà, della vicinanza ai detenuti”, ma “c’è ancora molto da fare: in carcere ci sono anche persone non condannate definitivamente. C’è promiscuità. Se si abbassa il sovraffollamento si può fare una politica efficace di distinzione tra definitivi e non definitivi e concentrare l’attenzione educativa sui detenuti con condanna definitiva”. La disoccupazione “si riflette inevitabilmente anche sui detenuti. Le misure alternative richiedono la prognosi favorevole sulla futura astensione dalla commissione di delitti, ma se un soggetto non ha una prospettiva, è tutto più difficile”.

Liberare la speranza. La diocesi di Napoli ha aperto la casa di accoglienza “Liberi di volare”, dove ospita detenuti residenziali e in affidamento dagli arresti domiciliari o in semi libertà. Con loro si tiene un percorso rieducativo personalizzato secondo il progetto “Liberare la speranza”, che prevede laboratori di artigianato, di scrittura creativa e di informatica. La casa di accoglienza può ospitare 10 detenuti residenziali e 20 in affido, che sono agli arresti domiciliari a casa loro ma partecipano ai laboratori. “Sono stati scelti coloro che hanno desiderio di cambiare vita e che sono più bisognosi”, chiarisce don Franco Esposito, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale carceraria. “Per il reinserimento nel lavoro – aggiunge – è nata una cooperativa di servizi; inoltre, ci saranno circa 20 borse di lavoro per detenuti residenziali, in affido ed ex detenuti, presso alcune cooperative e aziende, oltre che nei nostri laboratori. A sostenere le borse di lavoro ci sono due progetti: uno con la Fondazione con il Sud e l’altro con il progetto otto per mille della Caritas”. “Il carcere rende solo peggiori le persone”, sostiene Claudio Esposito, 27 anni, ex detenuto. Per uno sbaglio commesso a 19 anni, ha trascorso 18 mesi in carcere a Poggioreale e 17 agli arresti domiciliari. “La convivenza in carcere è difficile per il degrado che si vive”, racconta. In tanti hanno aiutato Claudio: i volontari della Comunità di Sant’Egidio e quelli dell’Ufficio di pastorale carceraria di Napoli. “Dopo l’uscita dal carcere – dice -, ho iniziato a prestare aiuto come volontario presso il Centro di pastorale carceraria, dove ora sono un operatore grazie al progetto ‘Liberare la speranza’”.