Stato di calamità
Si riaccendono i riflettori dei media nazionali sulla questione Xylella in Puglia. Lunedì 20 luglio, un decreto a firma del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha proclamato lo “stato di calamità” per la Xylella nelle province di Brindisi e Lecce. Sono previsti indennizzi per 11 milioni di euro a favore degli agricoltori colpiti. Sempre lunedì 20 luglio ha visitato la zona colpita una delegazione composta, oltre che dal ministro, anche dal commissario Ue per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Vytenis Andriukaitis, dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano e dal commissario anti-Xylella Giuseppe Silletti. Per Andriukaitis è “una tragedia che deve essere arginata”. Gli interventi previsti con la dichiarazione di stato di calamità, come, ha precisato il ministro Martina, sono la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali e il risarcimento per il mancato reddito. Prevista, inoltre, la compensazione per l’abbattimento spontaneo degli ulivi risultati affetti dal batterio. Nei prossimi 45 giorni le aziende potranno presentare domanda alla Regione Puglia per gli indennizzi. Secondo le leggi europee, a queste misure potranno accedere quelle aziende agricole che dimostreranno una perdita superiore al 30% della loro produzione lorda vendibile.
La speranza è che si possa effettivamente dare una mano a quei coltivatori che si sono trovati in difficoltà per la Xylella. Grande attenzione c’è stata dal primo momento anche da parte della Chiesa. I vescovi delle cinque diocesi della metropolia di Lecce (Lecce, Otranto, Brindisi-Ostuni, Nardò-Gallipoli e Ugento-Santa Maria di Leuca) hanno promosso, nella Settimana Santa, lunedì 30 marzo, una Via Crucis per implorare che il Salento non diventi un “Getsemani senza ulivi”. D’altra parte, la questione non è solo economica. Come ha osservato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un’intervista al settimanale diocesano leccese “L’Ora del Salento”, per la Puglia l’ulivo è un “elemento che raccoglie l’intera vita dell’uomo e di tutte le genti pugliesi”. Perciò, si avverte “la paura di perdere un patrimonio che nel tempo è diventato fattore identitario”. Salvare gli ulivi deve essere una “mission” possibile perché una Puglia senza ulivi è veramente impensabile.