L'opinione del territorio

Sviluppo integrale. Le prime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, parlano dell’enciclica “Laudato si'” e della visita del Papa a Torino. “Di fronte alla ‘inequità planetaria’ che porta alla ‘globalizzazione dell’indifferenza’ – rilevano le testate della Fisc – il Pontefice ci ricorda che urge una riflessione ferma, solidale, di umanità consapevole e operativa”

“Sta a cuore al Papa l’essere umano”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, parlano dell’enciclica “Laudato si'” e della visita a Torino. “Di fronte alla ‘inequità planetaria’ che porta alla ‘globalizzazione dell’indifferenza’ – rilevano le testate della Fisc – il Pontefice ci ricorda che urge una riflessione ferma, solidale, di umanità consapevole e operativa”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: la situazione in Italia, cronaca e vita delle diocesi.

Papa Francesco. “Un’enciclica coraggiosa e gesti che parlano”. Riflettori accesi su Papa Francesco. Le riflessioni riguardano la recente enciclica “Laudato si'” sulla cura della casa comune e la visita a Torino domenica e lunedì scorso. L’enciclica di Papa Francesco, osserva Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-San Severino Marche), “rifugge da un ecologismo di moda. Ha coraggio di esortare sotto l’incombere della minaccia di puntare ad ‘un’ecologia’ che potremo chiamare dell’uomo, perché ‘si prende cura di tutto ciò che esiste’, vive ‘un’ecologia della vita quotidiana’, mira costantemente al ‘bene comune’ e pratica ‘la giustizia tra le generazioni'”. Gianpiero Moret, direttore dell’Azione (Vittorio Veneto), evidenzia: “Il Papa indica la sfida che l’umanità deve affrontare se non vuole perire: ricercare uno sviluppo sostenibile e integrale. Sostenibile: evitando che esso ci tolga, letteralmente, la terra sotto i piedi. Integrale: perché non deve riguardare solo l’ambiente naturale, ma anche gli uomini e le donne che vi abitano”. Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova), afferma: “C’è un forte richiamo a riflettere e contemplare la creazione, argomento trasversale a tutta l’enciclica e cui è dedicato l’intero capitolo secondo, ricco di riferimenti biblici e con la ripresa integrale del Cantico delle Creature di San Francesco. L’essere umano, in tale visione, è il culmine del creato, con il suo carico di responsabilità, diritti e doveri verso il creato stesso. Se non mancano i toni preoccupati per le tante criticità del rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui è inserito non manca nemmeno una speranza di fondo secondo cui l’uomo, creato per amare, è ancora capace di generosità, solidarietà e cura”. Per Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro), “Papa Francesco non fa il politico ma solo il cristiano; l’unica sua preoccupazione è il bene dell’uomo a partire da chi sta in fondo alla scala sociale. Un messaggio chiaro che trova sempre più consensi”. La Fedeltà (Fossano) riprende un editoriale del Sir: “Hanno i cristiani una parola qualificata da dire sulla crisi ambientale? A questo interrogativo il documento risponde positivamente, valorizzando il Vangelo della creazione”. Secondo Amanzio Possenti, direttore del Popolo Cattolico (Treviglio), “l’enciclica ‘Laudato si’ di Papa Francesco si presenta come una straordinaria ‘magna carta’ sulla ‘casa comune’, questa nostra Terra madre nella quale si sta guastando il rapporto fra uomo e natura, al punto di una irresponsabile devastazione ambientale che esige un immediato ritorno al valore fondamentale di una ‘conversione ecologica’”. Non solo “Laudato si'” è sotto i riflettori, grande interesse ha suscitato anche la due giorni del Papa a Torino. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), scrive della visita del Papa a Torino: “Il pellegrinaggio di Francesco a Torino insegna, con un gesto – ma non solo – che non basta amare e venerare la Sindone del telo; si deve ancora di più amare e venerare la Sindone di carne; accarezzare il Cristo sofferente non può essere un alibi per esimerci di accarezzare l’uomo sofferente”. Luca Rolandi, direttore della Voce del Popolo (Torino), sottolinea che “il messaggio del Papa” a Torino “ha bisogno di diventare un coro, che grida il suo un triplice ‘no’ alla ‘economia dello scarto’, all’idolatria del denaro e alla corruzione”. Vittorio Croce, direttore della Gazzetta d’Asti (Asti), osserva: “Papa Francesco costituisce davvero una provocazione continua. Lo è con le parole”, ma “la provocazione di Papa Bergoglio, tornato per una volta piemontese con i piemontesi, sta soprattutto nei gesti, che anche a Torino non sono mancati, programmati e imprevisti”. Sulle parole del Papa ai giovani a Torino scrive il Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio): “Nel ‘vivacchiare’, Bergoglio ha individuato uno dei problemi dei giovani di oggi, privi di interessi, di stimoli, di creatività e quindi portati ad abbandonarsi allo spreco del tempo, alla noia, alla depressione, e di conseguenza talvolta anche al suicidio. Il Papa ha richiamato i giovani a prendere in mano la vita investendo negli anni della giovinezza, risvegliando quel desiderio di cose grandi che è spesso assopito in molti ragazzi, privi di figure di riferimento che li educhino a cercare loro stessi e il senso del loro stare al mondo”. La Voce Alessandrina (Alessandria) pubblica la testimonianza di Sara Amodio, tra i giovani che hanno posto le domande al Papa a Torino: “Lui è con noi ragazzi, crede in noi e in questa occasione ci ha abbracciati tutti! Io e gli altri ragazzi lo abbiamo salutato dopo le nostre domande ma volevamo salutarlo ancora una volta, ci stavamo dirigendo verso di lui e ci hanno fermati… lui ha visto ed è venuto da noi! Grazie Papa Francesco…”. Fa riferimento alla visita ai valdesi sulle pagine dell’Eco del Chisone (Pinerolo) il vescovo Pier Giorgio Debernardi: “Lunedì mattina ho pianto dalla commozione. Quando Papa Francesco ha chiesto perdono, davanti alla mia mente sono passati secoli di storia. Dagli scontri armati alle uccisioni, dai trattamenti non umani alla segregazione, no ai primi segni di disgelo e alla sincera fraternità che ormai unisce le nostre due Chiese”.

Situazione in Italia. Spazio anche ai problemi del nostro Paese. “È giunto il momento in cui la classe dirigente, politici, sindacalisti, imprenditori, prendano seriamente coscienza del degrado diffuso del nostro Paese. Gridare che tutto va male può anche sortire un risultato elettorale. Sicuramente allontana la gente dalla politica”, osserva Pino Malandrino, direttore della Vita diocesana (Noto). Sugli effetti della crisi riflette Luca Sogno, direttore del Corriere Eusebiano (Vercelli): “Il conto più salato agli anni di profonda crisi che abbiamo attraversato lo hanno pagato i lavoratori che, a vario titolo, operano nel settore privato: milioni di ore di cassa integrazione, licenziamenti, chiusure di centinaia di piccole e medie imprese, forme contrattua’ e via discendendo”. È preoccupato per il calo di natalità Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza): “Il calo di natalità rappresenta forse l’indicatore più crudo e duro della situazione di sfiducia nella quale da tempo si trova il nostro Paese. Quello che preoccupa di più è che questo fattore che sta modificando la struttura della popolazione ponendo problemi enormi per le giovani generazioni (vedi per esempio pensioni ed assistenza agli anziani), non è presente nel dibattito pubblico e politico che anima le piazze, i salotti e i luoghi istituzionali”. Commentando la notizia che anche il Comune di Crema ha il suo “registro delle unioni civili”, Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema), scrive: “Il matrimonio sancito dalla Costituzione è tra uomo e donna, il che non può essere stravolto o cambiato se non con una legge costituzionale. Siamo quindi di fronte a un’inutile forzatura. Ci saremmo aspettati più responsabilità”.

Crisi greca. Sulla crisi greca riflette l’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri): “Come è possibile che l’Ue, la Bce e il Fmi non si rendano conto che la politica è per il bene comune e non solo per l’integrità dei bilanci all’interno di un sistema solamente economico e bancario? Peraltro messo in forte discussione in vari paesi dell’eurozona? Ma è questa l’Europa che sognavano Adenauer, De Gasperi e Schuman? Probabilmente no!”. Per il Corriere Apuano (Massa Carrara-Pontremoli), “sulla questione della permanenza di Atene – con tutti i suoi valori che la storia della cultura ci propone – nell’euro e nell’Europa si gioca ben di più di un risultato economico. È in ballo la stessa idea di Ue: popoli o denaro, economia o società, società di eguali o a forbice sempre più allargata fra ricchi (troppo) e poveri (sempre di più)”.

Sanità. Nicola Sangiacomo, vice direttore della Settimana (Livorno), si occupa di sanità: “La questione non è più un semplice sì o no al nuovo ospedale, ma lavorare per far emergere idee, iniziative, progetti e soldi per rispondere positivamente alla domanda di rinnovamento strutturale della sanità livornese”. Sulla questione sanità interviene anche il Nuovo Diario Messaggero (Imola): “Mettere assieme le aziende sanitarie e ospedaliere bolognesi e l’Ausl di Imola è un bene (meno costi e più servizi grazie alle economie di scala, è la promessa) oppure un male (ciò che è grande e lontano quando si parla di servizi è sempre meno controllabile e influenzabile, è il dato di fatto)? Lo vedremo. L’importante è avere memoria. Confrontare le promesse di oggi con i risultati di domani sulla pelle dei cittadini. Ma anche ricordare le promesse fatte ieri e rapportarle agli esiti di oggi”.

Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. A proposito di rifugiati, Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia) scrive: “Se la loro dignità non è rispettata, è una sconfitta per l’intera umanità e una ferita che rimane impressa in essa. La loro accoglienza non può perciò essere ridotta a un problema politico, o di contrapposizione tra destra e sinistra”. Un’estate all’insegna non solo del turismo, nell’editoriale di Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia): “Tra i milioni di turisti che affolleranno le nostre spiagge e i nostri alberghi, un po’ di sole e di ristoro in questa estate ci saranno pure per qualche migliaio di profughi che, se ben accolti e ‘integrati’, confidiamo sapranno anche ricompensare, o presto o tardi, il bene ricevuto”. Terremoto e ricostruzione: di questo si occupa Mario Barbarisi, direttore del Ponte (Avellino): “Avellino e l’Aquila hanno in comune un danno antropologico generato dalla malapolitica. Mai si arriverà, forse, a scrollarsi di dosso il marchio infamante di terremotati spreconi di risorse pubbliche”. Di qui il suggerimento: “Gli aquilani dovranno preoccuparsi molto del dopo terremoto. L’esperienza dell’Irpinia insegna che i veri danni e la speculazione edilizia cominciano quando la terra non trema più!”. Parla di “calcio pulito” nel suo editoriale Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia): “L’appuntamento per i veri innamorati del pallone è in programma sabato 27 giugno, dalle 20.15, al campo Don Bosco di Pavia per le finali della 21esima edizione del Torneo Oratori, organizzato dal settimanale ‘il Ticino’ e dalla comunità salesiana”. La Valsusa (Susa) si occupa delle polemiche riguardanti il Poliambulatorio di Oulx.

Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. D’estate la carità non va in vacanza, ricorda sulle pagine di Luce e Vita (Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) il vescovo Luigi Martella: “La scuola della carità, che ha la sua magna carta nel Vangelo, è insostituibile in un mondo ancora pieno di squilibri socio-economici che producono sofferenza, disagi e fughe verso l’ignoto di intere regioni della terra. Una direzione di marcia ce la dà Papa Francesco, quando afferma che bisogna passare dalla globalizzazione dell’indifferenza a quella della solidarietà”. Francesco Zanotti, direttore del Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina), riprende le parole del vescovo, Douglas Regattieri, per la festa di San Giovanni Battista, patrono di Cesena: “Quello di monsignor Regattieri è un testo bello e coraggioso. Bello perché riporta all’essenziale dell’esperienza umana che fa capo alla famiglia naturale dove nascono e si sviluppano le relazioni che segnano ogni persona. Coraggioso perché non è sempre facile prendere posizione pubblicamente in maniera così decisa su un tema tanto delicato e dibattuto”. Paolo Busto, direttore della Vita Casalese (Casale Monferrato), ricorda che “dopo cinque anni di sperimentazione le Unità pastorali hanno fatto una importante verifica conclusa sabato scorso a Crea sugli scopi e i mezzi, per adottare alcuni correttivi per avere i risultati proposti”. Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria), ricorda il convegno di oggi, sabato 27 giugno: “La Voce, appartenente alla categoria dei mezzi di comunicazione sociale, in questo incontro di sabato vuole chiarire che non è solo uno strumento, un mezzo, ma un’amicizia, e spingere per un forte rilancio di questa dimensione che nella routine del vivere quotidiano rischia di essere perduta. L’amicizia come anima, stile e fine del nostro stare e lavorare insieme”. Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste), scrive sulla manifestazione del 20 giugno a Roma: “C’è un popolo cattolico che nella propria fede trova i motivi di fare la storia”. Sul problema della consegna dei settimanali con puntualità da parte delle Poste interviene Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone): “Come vanno le poste italiane? I nostri lettori ogni settimana misurano la febbre dalla consegna de Il Popolo. E la febbre talvolta è alta. Per una qualche ragione a noi ignota succede che una via della stessa città, distante soltanto qualche centinaio di metri dalla posta centrale, non riceva il giornale”. Il Popolo (Tortona) rilancia un articolo del Sir sempre sulla questione delle Poste: “L’informazione non è bene qualsiasi. Attiene alle basi della democrazia. Deprimerla o bastonarla non aiuta certo la convivenza nelle nostre città e nei nostri paesi. Significa picchiare, ancora e una volta di più, su quella parte d’Italia che già vive in periferia e si sente emarginata. Quella parte d’Italia in cui arriva, se e quando arriva, con fatica la Rete”.