REGNO UNITO
Dopo lo scandalo-pedofilia in Inghilterra e Galles è stata imboccata la via della prevenzione. Passi avanti, ma i problemi non mancano
Oltre il 95% delle parrocchie cattoliche di Inghilterra e Galles hanno almeno un rappresentante preposto a monitorare la sicurezza dell’ambiente in cui vivono i minori in modo da garantire che sia esente da rischi di abusi e violenze di ogni tipo. È il dato positivo “più importante” che emerge dal rapporto annuale presentato dal National Catholic Safeguarding Commission, organismo indipendente della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles stabilito nel 2008. Lo scandalo pedofilia, seppure con dimensioni ed effetti più contenuti rispetto a Irlanda e Belgio, non ha risparmiato i cattolici britannici. Dopo che all’inizio del 2000 emersero alcune denunce in Inghilterra, il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, allora capo della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles, incaricò il giudice Michael Patrick Nolan di indagare sul fenomeno e formulare raccomandazioni.
La sfida-sicurezza. Il rapporto Nolan fu pubblicato nell’aprile 2001 e suggeriva l’istituzione di un ente cattolico per la protezione dei bambini e una serie di misure per estirpare la pedofilia dalla Chiesa. Tra i suggerimenti, confessionali con le porte in vetro, una banca dati per controllare tutte le informazioni sugli aspiranti sacerdoti, un responsabile per il benessere dei bambini in ogni parrocchia, diocesi e ordine religioso; infine il consiglio di non dare alcun incarico che metta a repentaglio i minori a chi è stato condannato e di indagare subito chi è sospettato. Sono passati 14 anni e da allora la Chiesa inglese ha fatto passi significativi per rispondere alla sfida-sicurezza e protezione dei minori. È anche quanto Papa Francesco sta chiedendo alle chiese di tutto il mondo. In una lettera inviata a febbraio alle Conferenze episcopali e congregazioni religiose il pontefice scriveva: “Le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno il diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura”. Chris Pearson, presidente della National Catholic Safeguarding Commission, con soddisfazione afferma: “Questo rapporto evidenzia in pieno il lavoro della Commissione ed è solo una istantanea dei risultati raggiunti nel corso dell’ultimo anno. Ci stiamo muovendo verso un approccio molto più coerente e sensibile, in risposta alle vittime e ai sopravvissuti di abusi”.
Monitoraggio e prevenzione. Dal Rapporto emerge un lavoro di monitoraggio e prevenzione a tappeto su tutto il territorio: la percentuale di parrocchie senza un rappresentante sulla salvaguardia è sceso al di sotto del 5%. Nel 2014, sono state 79 le denunce di abusi contro i bambini. Esse hanno coinvolto 118 vittime e 83 colpevoli. Ci sono anche casi che riguardano la diffusione di immagini pedopornografiche per cui – sottolinea il Rapporto – il numero complessivo delle vittime accertate è probabilmente molto più alto. Dal Rapporto emerge che nel 2014 i sacerdoti diocesani sono stati denunciati per 16 casi di abuso sessuale, 3 di violenza fisica e 4 di pedopornografia. 11 sono le denunce per abuso sessuale e 3 per uso di materiale pedopornografico a carico di religiosi. Le denunce coinvolgono anche il personale “volontario” e “impiegato” per un totale di 17. Non mancano purtroppo nella “lista” le religiose a carico delle quali ci sono 5 denunce (3 per violenza fisica, 1 per abuso sessuale e 1 per violenza emotiva). Il numero delle denunce evidenzia uno stato di allerta molto alto ma anche l’imperativo a non abbassare la guardia visto che il trend registrato nel corso degli ultimi anni è sostanzialmente costante: nel 2013 le denunce erano state 81 e nel 2010 si toccò il picco di 92. Danny Syullivan, che ha guidato la Commissione fino ad oggi, commenta: “Credo che l’area in cui ci siamo più sfidati sia stata quella di metterci in ascolto e andare incontro ai sopravvissuti”. Un impegno che non può essere improvvisato. Per questo la Commissione inglese ha lanciato quest’anno gratuitamente sul territorio un programma E-learning rivolto ai membri della comunità cattolica. L’intento è dare a tutti l’opportunità di accedere a una formazione per promuovere la consapevolezza, approfondire la comprensione del fenomeno e sviluppare buone pratiche.
Errore, perdono, responsabilità. È Adrian Child, membro della Commissione, a tracciare alcune linee programmatiche per il futuro. Il presupposto è che la Chiesa non ha perso la fiducia in se stessa e nella sua capacità a svolgere il suo ministero tra i giovani. Oggi poi è universalmente riconosciuta e accettata l’importanza di tutelare minori e adulti vulnerabili e la necessità che chi è proposto a maneggiare le denunce debba essere formato a farlo. Gli anni di esperienza hanno infine insegnato che “l’atto di perdono non elimina le conseguenze dell’errore per coloro che abusano e per la Chiesa in nome della quale hanno agito”.