“Non si può restare con luoghi che dipendono dalle miniere. Questo è il grande problema: l’organizzazione della gente e poi tutta un’indagine per rifare le licenze, accertare la colpa di questo crimine e discutere la responsabilità delle autorità”. Lo dice frei Rodrigo Peret, francescano e membro del direttivo della rete continentale latinoamericana Iglesias y Minería, che affronta la questione delle miniere, in un video-reportage al Sir. Il frate traccia la situazione dopo il crollo della diga nei pressi di Belo Horizonte, che ha causato 200 dispersi. “Siamo in una piccola proprietà di contadini che hanno perso tutto. C’è qui un orto comunitario che dava loro sostegno. Ora è tutto distrutto – spiega -. C’è il fango che è venuto dalla diga che si è rotta. La profondità è di 10 metri. Un piccolo fiumiciattolo che passava”. Riflettendo su quali sono i problemi, frei Peret spiega che “il primo è che è tutta una situazione che dipende dalle miniere di ferro e poi una presenza molto grande di compagnie”. L’altro aspetto sottolineato è “l’organizzazione di tutta la regione contro la compagnia reticente, perché è la seconda volta che succede in tre anni un disastro così” in modo da “vedere come possiamo lottare per i diritti e ripensare il modello minerario e il modello di sviluppo della regione”.