Sfruttamento degli extracomunitari,conseguente calo dei posti di lavoro per gli italiani, condizioni di vita a volte disumane: questo il quadro del lavoro deinaviganti che si delinea dalle parole di mons Costantino Stefanetti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale degli addetti allanavigazione della Fondazione Cei Migrantes, intervistato dal Sir. “Il numero dei marittimi italiani, che oggi ammonta acirca 60.000/70.000 unit… – afferma mons Stefanetti -, si dimezzato negli ultimi 10 anni a causa della politicaeconomica degli armatori, che preferiscono imbarcare a costi molto inferiori ufficiali provenienti dalla Polonia, dalleFilippine e da altri paesi in via di sviluppo”.Si tratta di persone sfruttate ai limiti del disumano: “Passano fino ad un anno a bordo senza fare pi di un giorno di sosta aterra – denuncia Stefanetti -. Per i marinai italiani si era arrivati a un compromesso pi umano, stabilendo nel contrattodei lavoratori marittimi un imbarco di quattro mesi alternato con un mese di sosta a terra. Ma per gli extracomunitari nonc’ nulla da fare. Spesso anzi sono ricattati e dopo un anno di navigazione sono spinti a non fare soste a terra dietro laminaccia di perdere il posto”. Unica difesa, i cappellani di bordo, che sono per solo sei e imbarcati sulle navi con oltre600 persone.