GLOBALIZZAZIONE: LATOUCHE, “IMPARIAMO DALL’AFRICA LA LOGICA DEL DONO E DELLO SCAMBIO”

A sostenere l’importanza del dono e della reciprocità dello scambio in un mondo che privilegia il profitto e lo sfruttamento della manodopera è l’economista francese Serge Latouche, esperto di globalizzazione, in una intervista sull’economia in Africa che comparirà nel prossimo numero del mensile “Nigrizia”. Secondo Latouche il peso economico del settore “informale” nel continente africano “è enorme” (dal 60 all’80% della creazione di impiego urbano), e comprende quattro livelli: “i traffici, il subappalto, l’economia popolare e l’economia neoclanica”. “Per quanto riguarda l’economia popolare – spiega -, si tratta di piccole imprese o di artigiani che lavorano per una clientela popolare”. L’economia “neoclanica” – che secondo Latouche è il livello più importante – fà sì che si produca e riproduca la vita, “al di fuori dell’ambito ufficiale, grazie a strategie relazionali”: espedienti, bricolage, l’arte di arrangiarsi. Vi sono però dei rischi nell’economia popolare, quando, avverte, “invece di lavorare per il suo contesto, cioè per la rete dei suoi legami, l’artigiano diventa sempre più dipendente da un mercato anonimo e, in particolare, da un mercato mondiale o da ordini stranieri, compresi quelli delle organizzazioni non governative”. “In questo caso si dovrebbe puntare sulla professionalizzazione. L’utilizzo sistematico di apprendisti slitta verso lo sfruttamento, cioè, verso la sottrazione di minori e la schiavitù”. L’economia neoclanica, invece, “funziona secondo la logica del dono”, con l’importanza “dei tempi, dell’energia e delle risorse consacrate alle relazioni sociali”: “Tutto ciò che viene ricevuto viene immediatamente collocato all’interno della rete, che si tratti di derrate o di denaro”. “Ciò che è fondamentale in questa logica del dono – spiega – è che il legame sostituisce il bene”. Nelle nostre società, osserva “il dono e le logiche oblative esistono ancora, anche se ben nascoste dal dominio ideologico del pensiero unico e nonostante queste società siano fondamentalmente individualistiche”. ” “” “” “” “