RAPPORTO SULLA SITUAZIONE DEL SERVIZIO SOCIALE

Programmazione, progettualità, concertazione, cooperazione e integrazione: sono le parole chiave in cui si può riassumere la legge quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Un provvedimento che, pure tra luci e ombre, "restituisce finalmente un ruolo centrale al servizio sociale" nelle politiche volte a "promuovere e garantire il benessere di tutti i cittadini". Esso infatti potrà, tra l’altro, gestire il Fondo nazionale per le politiche sociali, un totale di circa mille miliardi l’anno. Lo ha detto Giuseppe Rizzo, segretario generale dell’Eiss (Ente italiano di servizio sociale) presentando questa mattina a Roma presso la sede del Cnel il "Primo rapporto sulla situazione del servizio sociale". Non numeri – "i dati sono tuttora insufficienti e manca una loro elaborazione scientifica" – quanto l’occasione per un dibattito sulla legge "in attesa della sua piena attuazione", e sul nuovo profilo e ruolo dell’assistente sociale (27 mila in Italia) che da essa emerge. Secondo il portavoce del Forum del terzo settore, Edoardo Patriarca, "per costruire un nuovo welfare flessibile e vicino al quotidiano occorre promuovere reti territoriali di competenze, sostenere professionalmente il terzo settore vigilando perché mantenga la sua anima di solidarietà e giustizia, irrobustire i percorsi formativi professionali". Centrale il ruolo degli Enti locali, in particolare dei Comuni ai quali spetta il compito di programmazione e realizzazione dei servizi sociali in rete e la funzione di indirizzo e vigilanza. Quanto alla formazione, "l’approdo al sistema universitario previsto con l’istituzione dello specifico corso di laurea – ha spiegato Salvatore Rizza, curatore della ricerca e docente di politica sociale all’ateneo di Teramo – rappresenta una conquista per la professione, ma al tempo stesso una sfida perché richiede una sinergia tra assistenti sociali e istituzioni nella programmazione e nella gestione comune del corso di studi".