” “L’universo è finito o infinito nello spazio e/o tempo, oppure si tratta di una questione mal posta in questi termini? L’infinito nella matematica moderna è solo uno strumento formale che non si riferisce a nulla di esistente? Sono solo alcune delle domande che scienziati, filosofi e teologi si porranno al primo Congresso internazionale in programma a Roma dal 9 all’11 novembre su “L’infinito nella scienza, nella filosofia e nella teologia”. Il Congresso si inserisce in un più vasto programma che sotto il nome di “Stoq” (Science, Theology and the Ontological Quest) e la promozione del Pontificio Consiglio della Cultura, mira a superare il “pregiudizio reciproco fra Scienza e religione” e a far incontrare uomini della scienza, della filosofia e della teologia attorno ai grandi temi dell’esistenza. “Il concetto di infinito che permea i vari gradi della scienza ha spiegato Rodolfo Guzzi dell’Agenzia spaziale italiana nasce dall’esigenza dell’uomo di conoscere prima di tutto l’infinità di Dio. E’ questo il motore che ha spinto l’uomo a guardare l’infinito alla ricerca di qualcosa che è al di là di se stesso e che inevitabilmente torna nella scienza stessa”. “L’idea che l’universo si espanda all’infinito ha proseguito lo scienziato – non trova oggi molti seguaci. Si pensa piuttosto che ad un certo punto l’universo tenda a contrarsi. La domanda è: cosa c’è oltre il punto in cui l’universo comincia a contrarsi?”. “L’infinito ha aggiunto il filosofo Vincenzo Cappelletti è uno degli argomenti che scienza e filosofia si scambiano volentieri e fanno bene a confrontarsi perché la questione è sede di importanti chiarificazioni ma anche di equivoci perniciosi”. (SEGUE)
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