A venti anni dall’assedio di Sarajevo, nella Bosnia di oggi "si parla ancora lingua dell’odio, e i politici non aiutano a migliorare la situazione. L’Europa stessa non sa cosa fare con la Bosnia". È la denuncia del generale Jovan Divjak che durante i 44 mesi di assedio serbo si batté per difendere la città assediata ed oggi impegnato per i bambini orfani di guerra attraverso l’associazione, da lui fondata, "Obrazovanje Gradi BIH" (L’istruzione costruisce la Bosnia-Erzegovina) che punta all’istruzione tra le giovani vittime del conflitto per favorire la riconciliazione. In un’intervista rilasciata a Sir Europa (clicca qui), a Sarajevo, il generale parla di "situazione ancora critica. C’è molto più odio adesso rispetto ad allora e anche dopo. I giovani crescono in un clima ostile e di diffidenza verso l’altro. Molti di loro ascoltano le storie di guerra raccontate dai genitori: ‘non andare con loro perché sono diversi, perché non sono come noi’". (segue)