Religione
Il patrimonio “stabile”, e non solo, degli istituti religiosi deve essere gestito con trasparenza, prudenza e generosità. Lo afferma padre Vincenzo Mosca dell’area giuridica della Conferenza italiana dei superiori maggiori (Cism), riunita in assemblea generale a Bari. “L’attaccamento eccessivo a questi beni, in particolare immobiliari, la cosiddetta ‘malattia delle pietre’ – spiega – può avere una giustificazione finché è in funzione dei fini dell’Istituto, rendere il culto a Dio, l’onesto sostentamento del clero e degli altri ministri e compiere opere di apostolato e carità soprattutto a servizio dei poveri. Ci possono essere anche altri obiettivi se a loro volta finalizzati alla missione della Chiesa: annunciare il Vangelo e il regno di Dio a tutti gli uomini”. Un patrimonio da gestire anzitutto con “trasparenza”, che va comunicata “all’interno e all’esterno”, rendendo conto “agli eventuali donanti e a tutti i fedeli. Padre Mosca invita ad “evitare gli accumuli” ed esorta quindi a gestire eventuali accorpamenti e fusioni “innanzitutto con prudenza. La persona è al primo posto”. E poi “generosità e carità verso tutti”, generosità “che sgorga sempre da una comunione e comunicazione dei beni, solidale e sostenibile”.