Società

Fine vita: Tonini (Campus Bio medico), “rispettiamo il paziente che vuole morire a casa”

“La sedazione palliativa deve entrare a far parte della comunicazione fra sanitari e paziente o familiari quando la persona non è più in grado di rispondere per permettere un fine vita dignitoso e donarle sollievo”. Lo ha detto Giuseppe Tonini, ordinario di oncologia medica dell’Università Campus Bio medico di Roma, nel corso della parte dedicata agli esperti sanitari all’interno del convegno organizzato oggi da Scienza e vita sul fine-vita. “Di fronte a una sintomatologia non più controllabile – ha spiegato l’oncologo -, pensiamo sia importante coinvolgere il paziente, là dove possibile, e i familiari nelle decisioni”. Aspetto fondamentale secondo il docente di oncologia medica, quando si parla di sedazione palliative dei pazienti terminali, è la prognosi: “Non è sempre vero che questa deprimi il paziente – ha detto -. E non è nemmeno vero che si è sempre sicuri della prognosi perché spesso le previsioni dei medici sull’attesa di vita vengono smentite in maniera positiva”. “Noi medici – ha concluso – dovremmo chiedere scusa perché dati concreti di uno studio rilevano che il 95% dei pazienti desidera morire a casa e solo il 5% in ospedale o addirittura soltanto l’1% nell’hospice. I medici non chiedono mai cosa desidera o cosa desiderano i familiari. Nel nostro ospedale abbiamo iniziato a farlo, perchè è importante rispettare i desideri del malato”. Chi ha parlato della applicazione della legge 38 del 2010 con cui in Italia sono state regolamentate le cure palliative è Adriana Turriziani, responsabile della Uoc Cure Palliative del Policlinico Gemelli. “Abbiamo oggi il dovere di formare i giovani – ha affermato la dottoressa – sul buon uso dei farmaci. E poi vanno informate le famiglie che ancora non sanno che queste cure sono gratuite”.