Illegalità
Un “inchino” brevissimo, solo per non investire con la vara la gente, non concordato e con nessun interno di reverenza. A precisarlo è don Domenico Mancuso, rettore della chiesa a Corleone dove è custodito il simulacro di San Giovanni evangelista portato in processione lo scorso 31 maggio dall’omonima confraternita. Durante la processione, riferiscono fonti di stampa, il corteo si è fermato davanti alla casa di Ninetta Bagarella, moglie dell’ex capomafia Totò Riina, ha fatto l’inchino per poi proseguire. Il commissario di polizia e il maresciallo dei carabinieri, presenti al rito, hanno immediatamente lasciato la processione e inviato una relazione alla Procura distrettuale antimafia. Sull’episodio la Dda di Palermo ha aperto un’inchiesta. “Da antica data – precisa don Mancuso in una nota – la processione snoda per il centro storico e passa quindi per la via Scorsone dove abitano le signore Bagarella. Lungo tutto il tragitto le soste sono innumerevoli. Una di queste soste è stata fatta nei pressi della casa dei Bagarella per qualche secondo… Ripeto: per qualche secondo, quasi costretti dalla necessità di non investire con la vara la gente che era davanti ad essa”. “Tale sosta brevissima e senza alcuna manifestazione di riverenza – prosegue il sacerdote – non mi risulta essere stata concordata tra i portatori e i Bagarella. Lì vicino ci sono diversi ammalati e anziani devoti del Santo ed è consuetudine fermarsi dinanzi agli infermi”. Il campanello, usato per dare segnale ai portatori, spiega ancora, “in quel tratto è stato suonato dal confrate signor Grizzaffi Leoluca, detto Luca. Tale compito non si può identificare come capo vara: nelle nostre confraternite non mi risulta che ci sia tale figura”. Don Mancuso assicura che riunirà al più presto il consiglio direttivo della confraternita e che la seduta verrà regolarmente verbalizzata.