Astronauti
Richiamando il verso conclusivo della Divina Commedia, che ispira l’arazzo dell’auletta dell’Aula Paolo VI da cui Papa Francesco è collegato in diretta audio video con l’equipaggio della Missione 53 a bordo della stazione spaziale internazionale: “L’amor che move il sole e le altre stelle”, il Pontefice chiede: “Che senso ha per voi ingegneri e astronauti chiamare ‘amore’ la forza che muove l’universo?”. A rispondere è questa volta l’ingegnere russo Alexander Misurkin parlando nella sua lingua. L’astronauta, spiega Nespoli sintetizzando la risposta in italiano, sta leggendo “Il piccolo principe”, la storia del “ragazzo che darebbe volentieri la propria vita per tornare e salvare piante e animali sulla terra. L’amore è quella forza che ti da la capacità di dare la tua vita per qualcun altro”. “È vero – replica Francesco dicendo di apprezzare molto la risposta -. Senza amore non è possibile dare la propria vita per qualcun altro, lei ha capito quel messaggio spiegato tanto poeticamente da Saint-Exupery e che voi russi avete nel sangue, tanto nella vostra tradizione umanistica tanto in quella e religiosa”. Il Papa chiede ancora quali siano le motivazioni che li hanno spinti a divenire astronauti e che cosa dia loro gioia. Sintetizzando la risposta del russo Segey Ryazanski, Nespoli spiega che la sua ispirazione nasce da suo nonno, uno dei primi pionieri dello spazio e uno dei responsabili della costruzione del satellite Sputnik. Randolph Bresnik (Usa), comandante della Nasa e dell’equipaggio, spiega che gli dà gioia guardare la terra “un po’ con gli occhi con i quali la vede Dio” ed anche “l’indescrivibile bellezza di questo pianeta”. La velocità orbitale di dieci km al secondo “ci fa vedere una terra senza confini, con un’atmosfera fine e fragile” e “ci fa vedere come tutti dovremmo collaborare insieme per un futuro migliore”. Anche queste parole sono “tanto” apprezzate dal Papa: “Il primo è andato alle proprie radici, è andato dal nonno, e lei che viene dall’America è riuscito a capire che la terra è troppo fragile, è un momento che passa” ed è “tanto capace di fare del male, di distruggersi, e lei è andato a guardare con gli occhi di Dio: il nonno e Dio, le radici e la nostra speranza e forza”. “Mai – il monito di Francesco – dimenticare le radici, questo mi fa bene sentirlo da voi, grazie”.