Anniversario
“A quarant’anni dalla morte di Giorgio La Pira, accogliamo il suo messaggio profetico di fede, carità, servizio alla persona, riconoscendo a questo messaggio una straordinaria attualità e un esigente richiamo a un cristianesimo capace di incarnare il Vangelo nella storia”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, presiedendo nella chiesa fiorentina di san Marco la celebrazione eucaristica in occasione del 40° anniversario della morte di Giorgio La Pira. La sua “memoria – ha osservato Betori – vive ancora tra noi accompagnata da ammirazione e gratitudine per la sua testimonianza di vita”. L’arcivescovo ha sottolineato come “al di fuori della sua esperienza di fede non è possibile comprendere il suo impegno politico, religioso e sociale”. Un impegno, quello di La Pira, “in difesa della persona umana”. “La sua vita, i suoi gesti, tutta la sua azione politica forma – ha spiegato Betori – tanti cerchi concentrici intorno alla difesa del valore della persona umana e dei suoi diritti”. “La peculiarità del ‘sindaco santo’ – ha aggiunto – è stata quella di ricordare che la dignità e il valore dell’uomo deriva dalla relazione che solo l’uomo può avere con Dio, con il Padre”. Secondo il cardinale, “il messaggio della vita di La Pira riveste una grande attualità nel nostro tempo”. “Davanti alla lotta contro i trafficanti di esseri umani, al dramma odierno delle migrazioni, ai continui attacchi terroristici, alle tragedie dei tanti morti nel mar Mediterraneo”, “in un tempo in cui s’intersecano povertà spirituali e sociali”, “in una storia attraversata dalla follia omicida che abusa del nome di Dio per disseminare la morte”, “è necessario – ha ammonito Betori – poter sperare nel sogno profetico di La Pira: credendo che la paternità di Dio governa il mondo con amore e geometrica esattezza, nonostante la libertà e la responsabilità concessa ai popoli, all’uomo”. La “grandezza” di La Pira – ha evidenziato l’arcivescovo – “è stata quella del cristiano che come il Maestro si fa servo e amico dei fratelli”.