Messaggio
“A te, più che dire parole – quante ne sono state dette e quante ancora se ne diranno! – vorrei dare innanzitutto un abbraccio. Sì, un abbraccio; e chiederti di vedere, in quello del tuo povero vescovo, l’abbraccio stesso di Dio”. Così mons. Pietro Lagnese, vescovo di Ischia, si rivolge, nel suo messaggio di Natale, ai fratelli e alle sorelle terremotate, “a te che trascorrerai questi giorni tanto particolari come mai avresti immaginato: fuori di casa. A te che da quella sera del 21 agosto sei senza casa, perché la tua è lesionata o, peggio, irrimediabilmente danneggiata e sei abitato da tanti ‘se’, ‘dove’ e ‘quando’. A te che ti ritroverai il giorno di Natale ospite in albergo o in una casa che non è tua, e andrai a Messa altrove perché anche la tua chiesa è inagibile”.
Il vescovo richiama l’attenzione su un aspetto: “Natale è qui! Sì, ciò che vivi è Natale. Se ci rifletti, Natale è infatti la festa di un Dio che è senza Casa. E ti dico questo non soltanto perché anche Lui quando venne tra noi visse il dramma di non trovare casa, e non essendoci posto per Lui, nacque in un alloggio di fortuna; e neppure perché appena nato fu costretto con i suoi a fuggire in Egitto, profugo proprio allo stesso modo, come quelli di oggi. Il motivo è prima di tutto un altro. Natale è la festa di Dio che lascia la sua Casa. Natale è la festa di un Dio sfollato che ha perso la sua abitazione per venire a stare con noi. E sai perché lascia la sua Casa? Per venirci a cercare”.