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“Tutti dovremmo fermarci a riflettere per riscoprire il senso concreto dell’Incarnazione ed il suo effettivo significato, specialmente in luoghi in cui per moltissimi la celebrazione della venuta del Messia sembra da decenni coincidere con la mondanità della festa dei regali, dei piaceri di circostanza e nulla più”. A scriverlo, dando l’augurio ai calabresi, è monsignor Vincenzo Bertolone, presidente della Conferenza episcopale calabra (Cec). La “mondanità”, secondo Bertolone, fa perdere “il provocatorio paradosso di un tempo particolare, in cui Dio sceglie di farsi uomo, di nascere povero, in una stalla, per cambiare il destino oscuro di un mondo che non riconosce le proprie debolezze e devianze”. Il presule ricorda che “al centro di tutto c’è un uomo con la sua storia, non un mito, ma un Evento. Un uomo il cui destino è segnato dalla nascita e dalla morte, simile a tutti gli altri. È su questo uomo che si proietta l’alone del mistero che lo rende diverso da ogni altro essere umano in quanto è il Figlio di Dio, amore infinito”. “La sua venuta – prosegue mons. Bertolone – deve invitarci a chinarci su questo bambino-Figlio di Dio che rinasce e vuole rinnovarci interiormente, rendendoci persone in grado di individuare il bene ed il male, abbandonando l’individualismo egoistico e spronandoci a comprendere finalmente che Egli si nasconde negli ultimi della terra che vivono accanto a noi”. Cristo, la chiosa finale, è “segno di un sentimento e di un’opportunità di cambiamento e di riscatto. Possa essere questo, soprattutto questo, il Natale che arriva”.