Società

Forum migrazioni e pace: Ciarlo (Agenzia italiana cooperazione), “l’integrazione è una ricchezza per noi e per i Paesi d’origine”

“Attenzione a non separare cooperazione da integrazione. L’integrazione dei migranti non solo è una ricchezza per noi, lo è soprattutto per i loro Paesi d’origine”. Il monito è di Emilio Ciarlo, capo relazioni esterne Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo, intervenuto al VI Forum su migrazioni e pace che si chiude oggi a Roma. “Accogliamo e siamo terra in cui arrivano tanti migranti – premette -, ma gli italiani sono e sono stati un popolo di migranti. Esperienza che hanno vissuto sulla loro pelle, per questo il problema del brain-drain e del trasferimento del know-how noi li conosciamo bene”. Ciarlo annuncia che l’Agenzia ha elaborato con l’Università Tor Vergata “un rapporto che tenta di analizzare e ordinare le politiche di intervento e gli interventi realizzati in questi anni per gestire il fenomeno migratorio”. Diverse le priorità. La prima, spiega, pur precisando di non volere anticipare “troppo”, riguarda le politiche attive del lavoro nei paesi d’origine. “In questo settore abbiamo notato l’efficacia di alcune azioni. Anzitutto la promozione dell’imprenditorialità, in particolare negli ambiti dell’agricoltura e della manifattura e specialmente nei Paesi low-income, nella quale è strategico il coinvolgimento del nostro settore privato”. “Vogliamo concentraci – prosegue – anche sul discorso sull’inclusive business che parte dalle esigenze delle comunità locali sulle quali ha forte impatto positivo e per il quale lanceremo quest’anno un fondo di cinque milioni”. Ulteriore priorità la formazione, “indispensabile per garantire che l’emigrazione sia una scelta e non un obbligo”. E ancora: i momenti precedenti e successivi alla migrazione: “tentare di identificare gli skills, le persone, le professionalità richieste e formare i soggetti in loco per facilitare la ricerca del lavoro nei Paesi di destinazione”. E poi “migrazione circolare” come “tentativo di coinvolgere le aziende per consentire la reintegrazione delle persone che dopo un periodo nei Paesi europei ritornano nei Paesi d’origine”.