Messaggio

Papa Francesco: a plenaria Accademia scienze sociali, prima che diritto, lavoro è “capacità innata” e “bisogno fondamentale”. No a “individualismo libertario”

“Riconoscere che il lavoro è una capacità innata e un bisogno fondamentale è un’affermazione assai più forte che dire che esso è un diritto. E ciò perché, come la storia insegna, i diritti possono essere sospesi o addirittura negati; le capacità, le attitudini e i bisogni, se fondamentali, no”. A precisarlo è Papa Francesco nel Messaggio per la plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in corso in Vaticano (fino al 2 maggio). “I limiti dell’attuale cultura del lavoro sono ormai divenuti evidenti ai più”, osserva Francesco richiamando la via indicata dalla Dottrina sociale della Chiesa secondo la quale “il lavoro, prima ancora che un diritto, è una capacità e un bisogno insopprimibile della persona”. Ne deriva che “la persona ha la priorità nei confronti del suo agire e quindi del suo lavoro”. “Quando il lavoro non è più espressivo della persona”, ammonisce il Pontefice, “il lavoro diventa schiavitù; la persona può essere sostituita da una macchina”. La seconda conseguenza chiama in causa la nozione di giustizia del lavoro: “Il lavoro giusto è quello che non solamente assicura una remunerazione equa, ma corrisponde alla vocazione della persona e perciò è in grado di dare sviluppo alle sue capacità”. Nel Messaggio il Papa si sofferma infine sui “gravi rischi connessi” all’invasione “dell’individualismo libertario” la cui radicalizzazione “porta a concludere che ognuno ha ‘diritto’ di espandersi fin dove la sua potenza glielo consente anche a prezzo dell’esclusione e marginalizzazione della maggioranza più vulnerabile”.