Anniversari
“La morte di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino è stata una ferita non solo per la Sicilia, ma per tutta l’Italia e non solo. Mi ricordo che quando venne in Italia il responsabile della Cia, che era amico di Falcone, disse che con la sua morte c’era stata una grande perdita a livello internazionale. E, oggi, dopo venticinque anni, è ancora una ferita dolorosissima per tutti”. Lo dice, in un’intervista al Sir, don Cesare Rattoballi, parroco dell’Annunciazione del Signore a Palermo, cugino dell’agente Vito Schifani, agente della scorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, e amico della famiglia Borsellino. Dopo la morte di Falcone e Borsellino c’è stato un “risveglio delle coscienze”, ma, ammette don Rattoballi, “per cambiare una società ci vuole tempo. Quello che è stato fatto finora è bene, però bisogna insistere con una cultura nuova della legalità da diffondere in tutti gli ambienti. Sembrerebbe quasi che la legalità venga portata solo nelle scuole, mentre non abbia raggiunto il livello politico e amministrativo, perché scopriamo che vengono indagate per mazzette persone insospettabili”. Secondo il sacerdote, “ci sarebbero anche delle leggi da fare, bisognerebbe promuovere la famiglia, il lavoro perché lo Stato molto spesso si dimentica delle periferie e delle famiglie che non hanno lavoro. Bisognerebbe tenere impegnati i padri e le madri di famiglia per evitare che siano tentati di imboccare le scorciatoie della delinquenza, che poi aprono le porte alla criminalità di stampo mafioso.
Dobbiamo ancora insistere: abbiamo un’importante eredità, abbiamo la testimonianza viva di questi due magistrati, insieme agli uomini di scorta, ma la situazione è molto complessa”.