Summer School
La “prima caratteristica della comunicazione di Papa Francesco è la gentilezza”. Lo ha evidenziato questo pomeriggio monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione (SpC) della Santa Sede intervenendo, all’Università Cattolica di Milano, alla nona edizione della Summer School su “Comunicazione e società nell’era digitale: le opportunità e i problemi”. Per spiegare questa caratteristica di Francesco, mons. Viganò ha ricordato come “la stessa sera della sua elezione, Bergoglio si rivolge ai romani, e alla platea in mondovisione, parlando come loro vescovo”. “Non una scelta casuale”, ha osservato il prefetto, rammentando che “quattro anni fa il vocabolario sociale era pieno di ben altri messaggi verbali: ‘rottamazione’, ‘vaffa’, ‘ruspa’, ‘fuori’”. “Egli – ha proseguito – ha sussurrato un saluto cordiale e familiare, invitando poi al silenzio”. Viganò ha poi rilevato che “Papa Francesco è social, accetta di entrare nei selfie, twitta”. “Ha portato l’innovazione comunicativa in Vaticano”, ha sottolineato il prefetto, aggiungendo che “la sua comunicazione arriva a tutti, è fatta di sostanza, è la ‘medicina’ scoperta per contrastare la malattia della autoreferenzialità, un rischio anche per la Chiesa, oggi”. Inoltre Bergoglio “ricorre a messaggi semplici, ‘efficaci e sinceri’, che producono un effetto altrettanto spontaneo e immediato in chi ascolta, credente o non”.
Per Viganò, “Francesco con il suo approccio comunicativo venato di concretezza, è un Papa perfettamente sintonizzato sui nostri tempi, sulla nostra società liquida in perenne sviluppo e ricerca di un nuovo equilibrio”. “Una comunicazione che ha portato ad abbandonare i canoni tradizionali per riabbracciare il dialogo con i giovani, con la gente, con chi per qualche ragione dalla fede si era staccato, o magari non se ne era mai interessato”.