Finanza
Una conclusione “triste e anche pesante perché alla fin fine tutto grava sulle spalle di noi cittadini”. In una nota per il Sir, Gian Pietro Moret, già direttore de “L’Azione” (Vittorio Veneto), definisce in questi termini la soluzione attuata dal governo per chiudere “la dolorosa e infame vicenda” delle due banche popolari del Veneto, Popolare di Vicenza e Veneto Banca di Montebelluna. In concreto, spiega, “l’acquisto delle due venete da parte di Intesa Sanpaolo al prezzo simbolico di 1 euro, ma solamente della parte buona (good bank) lasciando tutto il marcio, cioè i crediti deteriorati, sulle spalle del governo” che si impegna “a dare un sostegno di 5 miliardi e 2 milioni perché possa presentarsi alla vendita con un minimo di capitale e senza creare contraccolpi dannosi all’acquirente e in più con la garanzia di altri 12 miliardi per eventuali futuri guai”. La chiusura delle due banche è per Moret “un caso emblematico della malattia che ha colpito il mondo finanziario, per cui la finanza invece di essere strumento indispensabile per l’economia produttiva è diventata luogo di giochi di azzardo”. Nel caso delle popolari, sottolinea, “la deviazione è ancora più grave, in quanto tali istituzioni erano nate non per creare magicamente denaro, ma per sostenere le attività economiche locali instaurando rapporti di fiducia e di conoscenza reciproca che le grandi banche non sono in grado di acquisire e che per molte imprese venete, modeste nelle dimensioni, ma proiettate a livello globale, erano sostegni efficaci per la loro attività”.