Fede e cultura

Cortile di Francesco: Cacciari (filosofo), “oltrepassare” e “abitare” nello stesso tempo è la “paradossalità” della teologia francescana

(dall’inviata ad Assisi) “Oltrepassare e abitare nello stesso tempo”. Risiede in questo, per Massimo Cacciari, la “paradossalità” della teologia francescana, che “parte da presupposti molto seri”. Intervenendo al “Cortile di Francesco”, il filosofo ha smontato ancora una volta il cliché del Francesco ingenuo o buonista: “Francesco – ha spiegato – è un pellegrino, ma nello stesso tempo molto di più di un pellegrino”. “Il viaggio del pellegrino – ha spiegato Cacciari – non è il raggiungere un luogo, quanto il viaggio stesso. La méta del pellegrino è l’esperienza che fa del suo andare, la strada che costruisce andando. Non è pellegrino quello che arriva a Roma, chi arriva a Santiago: pellegrino è chi sente il suo stesso andare come una méta”. “Ma Francesco – ha aggiunto il filosofo – nel suo andare non si arresta, non si ferma: la sua è una dinamica della prossimità, Francesco è molto di più del pellegrino. Francesco è un pellegrino straordinario, perché non è straniero da alcuna parte: è quello che è sempre a casa, perché si prende cura, e mai a casa, perché va sempre oltre”. “Ciò che Francesco veramente detesta – ha affermato Cacciari – è l’amore di sé. Se non ci si libera da questa caverna egoica, anche se ci si libera di tutto il resto non si è veramente liberi. Senza liberarsi di questo io che così gelosamente amiamo, non è possibile compiere quel cammino così complesso, quel pellegrinaggio che Francesco ha indicato”. “Figure come Francesco indicano, dal punto di vista umano, l’impossibile”, ha concluso il filosofo: “Il non credente può dire: la misura di libertà che ci chiede Francesco è umanamente l’impossibile. Ma l’impossibile può essere possibile per forze che sono sopra-umane: è una possibilità a cui un non credente deve dire sì, perché non ha alcuna argomentazione per negare l’estremo limite del possibile. Non è possibile per un non credente negare la possibilità di vivere un’esperienza come quella di Francesco”.